ABORTÌ DOPO ESSERE STATA VACCINATA, INDAGATI DUE MEDICI DELL’OSPEDALE DI SULMONA
Una donna di 33 anni ha chiesto alla procura della Repubblica di Sulmona accertare le eventuali responsabilità sull’interruzione di gravidanza che ha dovuto subire nel luglio del 20121 per la bambina di 8 mesi e mezzo che portava in grembo. La morte del feto si è verificata a distanza di 10 giorni dall’inoculazione del vaccino trivalente. Il Sostituto Procuratore, Edoardo Mariotti, ha aperto un fascicolo per omicidio colposo ed interruzione colposa di gravidanza nei confronti di due medici, un ginecologo e il medico che l’avrebbe sottoposta al vaccino. Si Tratta di Gianluca di Luigi e Alberto Capodacqua. Un atto dovuto quello della Procura ai fini degli accertamenti irripetibili, partiti nei giorni scorsi, attraverso i quali si vuole approfondire l’epoca, la causa e il mezzo che hanno determinato la morte del feto portato in grembo dalla donna, nonchè l’eventuale sussistenza di profili di negligenza e imperizia in capo ai sanitari. Da qui l’incarico che il Pm ha conferito a due periti per l’esame dell’intera documentazione. I fatti, come detto, risalgono al luglio del 2021 quando la donna, assistita dall’avvocato Vincenzo Margiotta, ha spiegato che su consiglio del ginecologo, si è sottoposta alla vaccinazione antipertosse. Il Triaxis antidiferite, antitetano e antipertosse è stato inoculato dal medico vaccinatore il 21 giugno. Poi gonfiore, malessere, il viaggio a casa di parenti e le perdite ematiche che hanno costretto la donna a recarsi in pronto soccorso. Qui l’inaspettata diagnosi del decesso della bambina che portava in grembo e del conseguente suo ricovero in terapia intensiva. Secondo l’accusa il vaccino non poteva essere iniettato poiché mancava una vaccinazione precedente. Inoltre, sempre secondo le accuse, non si sarebbe proceduto ad uno screening vaccinale e all’anamnesi medica prima dell’inoculazione della dose. Da qui la decisione della donna di voler accertare se esistono delle responsabilità sulla sua interruzione di gravidanza. Nello stesso tempo la difesa degli indagati respinge ogni addebito ritenendo che i due medici non abbiano alcuna responsabilità né possa sussistere un nesso di casualità tra decesso e vaccino che, seppur consigliato, non prevede l’obbligatorietà.