BILANCIO E POI NUOVE ELEZIONI PERCHÉ NULLA SARÀ COME PRIMA
di Luigi Liberatore – Gianfranco Di Piero non è un “animale” politico, d’altronde lo avevamo capito dagli esordi che fosse sì un brava persona ma inadatta o inadeguata per formazione culturale e per caratteristiche personali a fare il sindaco. Sennò avrebbe subito usato il bastone nei riguardi degli alleati, imponendo la sua visione di sviluppo della città dopo la costituzione della Giunta, senza farsi intrappolare poi tra i vicoli di risentimenti e pretese postume ora da questo ora da quello. Al termine, quasi, di un biennio anonimo con la sola effervescenza dovuta a litigi e ripicche, oltre che a defezioni inaspettate, la sola mossa che gli restava era quella di chiedere responsabilità a tutti per approvare il Bilancio, e di annunciare poi le proprie dimissioni. Con il probabile ritorno alle urne che non deve mai ritenersi una sciagura. Errore gravissimo, invece, quello commesso dal sindaco di rovesciare il procedimento, cioè di dire: io non mi dimetto, e a Bilancio approvato incontrerò la dissidente Teresa Nannarone. Questo procedere, secondo la mia banale tesi, lo renderà più debole ancora rispetto alla sua coalizione, e semmai pure inaffidabile. Proviamo a disegnare lo scenario successivo ad una ricomposizione, magari, dell’esecutivo con la defenestrazione di Casciani e Tuteri, e con l’entrata in giunta di altri rappresentanti. Pensate voi che sia tutto risolto? Pensate che il PD sieda al tavolo delle necessarie trattative con l’animo disteso come se la rinuncia al vice sindaco Casciani sia una ferita da semplice pomata curativa, o che Di Benedetto chini la testa, uscendo sconfitto da questo primo round dopo che sono volati gli stracci fra lui e la Nannarone? Bè, se Di Piero pensa di tornare a navigare in acque tranquille è perfino ingenuo, ma soprattutto evita di dare uno sguardo alla città che si sente governata da una banda di fantocci. Si approvi il Bilancio di spesa sennò si dovrà andare avanti a dodicesimi, e Sulmona non se lo può permettere e poi si scelga la via più dignitosa: il ritorno alle urne. Tanto sei mesi col commissario non saranno mica così diversi rispetto al semestre precedente….
Oggi, in particolare oggi, il giornalista l’ha detta tutta e ben spiegata.
Per il degno mome della nostra Città, la scelta piu giusta è chiuderla in fretta.
Dignità da non perdere è anche quella delle famiglie degli eletti, potendo guardare in viso i propri figli ammettendo che è stata una decisione inevitabile.
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il TEMPO…
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possa il Commissario restare per non meno di venti anni! Amen!
È vero, la città di animali politici ne ha visti di begli animali, di vere e proprie fiere (intese come belve politiche) con gli altrettanti bei risultati.
Che poi di dimissioni avanzate e ritirate (di sindaci, assessori e consiglieri) le ultime consiliature ne hanno viste non poche.
Crede che il Sindaco non sappia il duro vivere post rimpasto? È stato un duro vivere già dalla composizione delle liste, si sapeva che non sarebbe stata una passeggiata.
È il Sindaco a essere stato tradito dall’inoperosità e inconcludenza della sua squadra e d’altronde è frutto di quello che le elezioni hanno decretato… se ne può o vuol farne a lui una colpa? Non ha il dovere di salvare il salvabile? Di non provarci? Credo abbia nel suo mandato questo compito.
Se salterà il banco, certamente non sarà per sua volontà e la città deve conoscere chi ne è il reale colpevole!