UN OSPEDALE DI TUTTI

di Gianvincenzo D’Andrea – Nei giorni scorsi sono apparse sui mezzi di informazione del Centro Abruzzo due notizie molto importanti.
La prima, ripresa da una nota dell’ufficio stampa della Giunta Regionale d’Abruzzo , relativa alla nuova classificazione dell’Ospedale di Sulmona quale Ospedale di 1° livello;
la seconda , diffusa dalla Direzione della ASL 1, che comunicava l’attivazione delle procedure concorsuali per la copertura dei posti di Direttore delle Unità Operative Complesse di Anestesia e Rianimazione, di Ortopedia e Teaumatologia ed Ostetricia e Ginecologia dello stesso ospedale.
Sembra, dunque, che ci siano tutti i presupposti per un rilancio del nosocomio peligno che, non va dimenticato, rimane un presidio fondamentale per soddisfare in modo adeguato i bisogni di salute della popolazione residente nell’area peligno sangrina.
Ma tali bisogni  non sempre sono presi in adeguata considerazione dalla  Direzione della ASL (Come dimostra la perdurante assenza, nel reparto di Radiologia fin dall’inaugurazione del nuovo edificio antisismico, della apparecchiatura per la Risonanza Magnetica, un’assenza che sicuramente non favorisce  la qualità delle prestazioni di tutti i reparti ospedalieri).
Ora, dunque, sulla base di una nuova classificazione che configura in modo preciso la tipologia di prestazioni erogabili nell’Ospedale di Sulmona c’è bisogno di  figure professionali, medici ed infermieri sopratutto, in grado di esprimere un livello di professionalità elevato, così come si conviene ad una struttura al passo con i tempi.
È ovvio allora che per rendere fruttuosa un’operazione di rilancio dell’Ospedale di Sulmona la Direzione ASL debba preoccuparsi, in via prioritaria, di renderlo attrattivo per l’utenza del comprensorio  che spesso si rivolge altrove (come dimostrano inequivocabilmente i dati di attività di alcuni reparti). È indispensabile che ognuno dei settori specialistici previsti nella configurazione, oggi stabilita, di Ospedale di 1° Livello non abbia defaillances di sorta.
Chi si occupa di management ed organizzazione sanitaria sa bene che una struttura ospedaliera riesce ad operare efficacemente se tutti i reparti che la compongono sono in condizione di funzionare al meglio ed  hanno  la necessaria dotazione di apparecchiature e personale.
Oggi non è  sufficiente  la presenza di una singola professionalità medica di livello elevato per garantire prestazioni di eccellenza.
Nella medicina ospedaliera attuale (ma non solo in quella!) la precisione diagnostica e l’adeguatezza delle cure pretendono il coinvolgimento di diverse figure specialistiche.
E ciò nell’obiettivo di raggiungere standard di qualità professionali sempre più elevati.
Un ospedale, pertanto, funziona bene quando tutti i reparti (nessuno escluso!) forniscono prestazioni (ed ottengono risultati) di livello elevato.
Non c’è  dubbio, allora, che questa situazione ottimale per essere raggiunta presuppone (come  detto in precedenza) la presenza di personale altamente qualificato in ogni settore ed in ogni ruolo oltre che una dotazione  di attrezzature al passo con i tempi.
Per quanto riguarda il primo punto la dichiarata volontà della ASL di avviare le procedure concorsuali per la copertura dei posti vacanti di Direttore di Unità Operativa è un’occasione a dir poco unica a condizione, però, di utilizzarla al meglio.
Voglio dire che a dirigere i reparti per i quali si procederà all’avvio dei relativi concorsi dovranno essere assegnati professionisti che siano in grado di garantire la qualità di attività specialistica idonea per  l’auspicato rilancio.
Se esistono in loco medici che hanno i requisiti  di idoneità per ricoprire il ruolo oggi vacante sono certo che se li vedranno riconosciuti , in caso contrario spetta alla Direzione ASL (come si faceva un tempo) di trovare le modalità per rendere attrattiva la partecipazione alle procedure concorsuali ai tanti medici di qualità che operano nelle strutture ospedaliere italiane ed europee.
Le normative contrattuali per il personale sanitario ( attualmente  vigenti) prevedono diverse modalità per raggiungere lo scopo appena detto prima, non utilizzarle per pigrizia o per altro non troverebbe alcuna possibilità  di giustificazione.
E, rimanendo sull’argomento, visto che negli ultimi tempi si sono trovate diverse difficoltà per la copertura di posti vacanti per il ruolo di Dirigente Medico di 1° livello in alcuni reparti dell’Ospedale di Sulmona ( in pratica molti giovani medici specialisti, chiamati per un incarico a tempo determinato, hanno rinunciato ) perché  la Direzione della ASL non applica la strategia di altre ASL che sostengono quota parte delle spese di vitto ed alloggio?
In molte ASL dell’Emilia Romagna ( e non solo!) si opera in questo modo per “fidelizzare” i giovani medici ed i risultati si sono visti!

Inaugurazione macchina per radioterapia ospedale dell’Aquila
Passando poi  alle apparecchiature non credo sia irragionevole  chiedere alla Direzione  della ASL l’immediata attivazione della Risonanza Magnetica (di cui ho detto all’inizio) ed all’acquisto di tutte quelle che servono per rendere vera ed effettiva la qualifica di Ospedale di 1° Livello.
Ma tutte le azioni virtuose che si richiedono alla Durezione ASL per il rilancio dell’Ospedale di Sulmona non sortirebbero l’effetto auspicato se venisse a mancare un ultimo elemento: il coinvolgimento dei medici di Medicina Generale e dei cittadini del comprensorio.
I primi, in virtù del rapporto speciale che hanno con i pazienti dei quali conoscono non solo  i risultati delle cure ricevute in ospedale ma anche le emozioni e sensazioni vissute nel periodo di degenza possono dare un grande contributo di suggerimenti per eliminare tutte quelle situazioni che rendono non ottimale (come invece dovrebbe essere) l’attività  dei reparti ospedalieri.
I cittadini del comprensorio da parte loro dovrebbero dimostrare in modo più evidente l’apprezzamento per il lavoro svolto nel “loro” ospedale da tutto il personale che non rinuncia a fare il proprio dovere per prendersi cura nel modo migliore dei malati che vi accedono.
Le critiche , quando giustificate , sono indispensabili ma quello che non appare di alcuna utilità
è la propensione di alcuni ( a volte anche lavoratori nella struttura) a diffondere affermazioni pesantemente negative  finanche infamanti sull’attività svolta in  ospedale.
Solo se tutti gli abitanti del comprensorio peligno  metteranno da parte la vecchia abitudine di dire sempre male  dell’Ospedale di Sulmona e di considerarlo quasi un corpo estraneo nella realtà sociale meritevole unicamente disprezzo, solo allora ci potrà  essere la possibilità che le cose, come tutti affermano di volere, riescano cambiare.
O l’Ospedale di Sulmona diventa un ospedale di tutti, rendendosi utile a tutti, oppure per curarsi , nonostante la qualifica di 1° Livello, bisognerà andare altrove.