PER UNA MONTAGNA DI LIBRI

di Massimo di Paolo – In occasione dei 160 anni dalla fondazione del Club alpino italiano,  “Libri & Visioni” dedica questo appuntamento a due opere di montagna. Di letteratura di montagna. L’immensa iconografia e la produzione di opere letterarie e di beni culturali, che trovano nella montagna e nell’alpinismo l’elemento produttivo, addensante e di rappresentazione, resta sconosciuta ai più. Di fatto moltissimi gli autori, alpinisti e non, che hanno prodotto opere letterarie e cinematografiche, oltre a documentari, studi , ricerche ed eventi sulla montagna e su tutto ciò che ne  ricompone la dimensione storia, sociale e simbolica.

Ogni scelta è insufficiente nella condensazione del possibile, pertanto il nostro accento vuole mettere in evidenza due tipologie di approccio letterario per permettere, ai lettori curiosi, di superare la rappresentazione “classica” della montagna. Ultimamente rafforzata e diffusa dal libro -Le otto montagne, di Paolo Cognetti- (Premio Strega edito Einaudi), best seller diventato film pluripremiato, dalla forte spinta commerciale, che lo ha reso famoso ben oltre il settore della narrazione romanzata della montagna e dei suoi stereotipi.

Per un avvicinamento storico culturale alla montagna e per una rappresentazione che porta il lettore dalla prima ascensione fino al boom turistico, passando per gli ultimi fenomeni di alterazione climatica e ambientale:

di Stefano Ardito, Monte Bianco il gigante delle alpi, Editori Laterza.

 

Dal 1786, accompagnati da Jacques Balmat e Michel Paccard, ai giorni nostri incontrando Whymper, Gervasutti, Bonatti, Profit, Catherine Destiveile per la scoperta alpinistica delle grandi vie del Bianco. E poi il Monte Bianco come perno dell’Europa attraversato da mercanti e pellegrini. E poi ancora la storia, le guerre, le tecnologie, lo sviluppo e la crisi ambientale per eccesso di sfruttamento. Una lettura intensa, per addetti, appassionati e non. Un volume prezioso per contenuti, ricerca e approfondimenti. Il Monte bianco star e attore, simbolo e rappresentazione di tutte le montagne del mondo.

Di altro tenore per struttura, stile, approfondimenti l’Euforia delle cime, di Anne-Laure Boch  (ediciclo editore).

Neurochirurga, filosofa e alpinista, Laure Boch nella collana “piccola filosofia di viaggio”, tratteggia la montagna come catalizzatore intimo per il superamento di sé. L’alpinismo molto più di uno sport, un percorso di esplorazione delle dimensioni nascoste, una terapia autosomministrata per identificare parti sconosciute del proprio mondo interiore. Un processo di guarigione e riequilibrio.

Solitudine, rischio, fatica, scoperta. Preparazione, forza, destrezza, endurance. Ma soprattutto il bisogno misterioso di misurarsi e confrontarsi  con una natura che accoglie e domina.

Lettura bellissima, tra dolcezza descrittiva e immaginario personale.

 

Per chiudere: 29 maggio 1953.   Sono passati 70 anni da quando Edmund Hillary neozelandese e il capo scerpa nepalese TenzingNorgay, arrivano sfiniti e con attrezzature inimmaginabili per i nostri giorni, sulla vetta dell’Everest a 8.848 metri. La montagna più alta del mondo. È la prima volta nella storia dell’alpinismo. Storia, significati, valori e senso della scoperta che mantengono ancora oggi un valore unico e non paragonabile a ogni altra forma di scoperta e conquista fatta dall’uomo: “straordinario è saper fare cose straordinarie”.

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