A SCUOLA CON LE EMOZIONI IN MOVIMENTO

Il sole si aggirava furtivo sotto le nuvole a forma di cavolfiore, e come dicono mille e più canzoni di blues, mi ritrovavo, playing with my friends a gironzolare per la piazza, mentre la mia mente si smarriva nel concerto delle nuvole con le note musicali che riempivano l’aria di attesa dell’evento. La musica è energia, è uno stato d’animo, è una sensazione di atmosfera e ogni occhio si prende ogni cosa. E secondo una tradizione da qualche anno consolidata, tentavo insieme ai miei amici, mai a corto, di esprimere le mie sensazioni, le mie emozioni in una domenica sportiva propaggine di felicità. Raccogliere osservazioni sulle emozioni in movimento è un po’ come raccogliere conchiglie in riva al mare. Ne trovi sempre nuove. Ogni mareggiata ne porta altre, e ciascuno se ne può sbalordire come se fosse la prima volta. La solidarietà viaggia con la seconda edizione di “Emozioni In Movimento, Corsa contro la fame”, il progetto di didattica sociale, sportivo e solidale dell’I.C. N.1 Mazzini/Capograssi che raccoglie fondi contro la malnutrizione infantile, per le comunità più povere del mondo, ed è un ammirevole evento di coraggio e speranza che la qualità di un team composto dalla dirigente scolastica Domenica Pagano, da un nutrito gruppo di professori, professoresse in simbiosi con i genitori, con il patrocinio e il concorso dell’amministrazione comunale di Sulmona, ha portato a compimento in modo efficace e brillante. La solidarietà è un dono, e il trucco è non aspettarla, ma gioire quando arriva. Un poeta arabo, Khalil Gibran scriveva: ”è bene dare quando qualcuno chiede, ma è ancora meglio poter affidare qualcosa a chi non ha domandato nulla”. La solidarietà non la trovi in assenza di problemi. La trovi nonostante i problemi, ed è una regola, una fonte di speranza, una promessa di futuro, perciò da proteggere.

La conclusione può essere una sola: la corsa ha mille e più sfumature, è un’ardua impresa, e per impegnarsi e sacrificarsi ci vogliono coinvolgimento e coraggio. Beh, ecco non so se avete presente l’asse terrestre. Se cambia l’inclinazione dello stesso, cambia l’intera faccia della Terra, come succede ogni qualche migliaio di anni. La stessa cosa può capitare ad un essere umano con la corsa: se se ne innamora con passione, la stessa lo trasforma e può anche cambiare la sua vita. Per questo i due concetti sono accostabili l’uno all’altro. La corsa è proprio divertente, utile e consolante, non è vero? I colori straordinariamente giganteschi della piazza sembrano del tutto insignificanti in confronto ai colori variopinti della corsa sfrenata e avvincente di ragazzi e ragazze delle medie B, A, C, D, delle elementari da esse illuminate. Veloci come delfini, dovevano conoscere le loro manovre, i loro punti forti, i loro punti deboli e prendere abbastanza slancio, guadagnando in velocità e forza, e inseguendo in maniera stoica il traguardo della solidarietà in uno sprint finale per il Camerun, il paese focus di quest’anno che ha bisogno di loro. La corsa è cultura e salute fisica, ed ha una ragione tra le tante di esistere: quella di preparare alla vita uomini e donne sani. E’ un tassello fondamentale anche per prevenire disturbi fisici, per vivere meglio il proprio corpo, per combattere l’obesità e la sedentarietà.

 

Nello sport e nella corsa, l’abnegazione, lo spirito di sacrificio significano soprattutto serietà, spirito di corpo, determinazione, rispetto, gestire le emozioni, ragionare, riflettere, avere fiducia, volontà, impegno, condivisione, solidarietà. Quel che si chiama prestigio della casacca dell’Istituto Mazzini/Capograssi ha un valore non immaginario nemmeno dalle nostre parti. All’improvviso le luci si accesero accecanti. Il nostro cuore salì sulla piazza Garibaldi, circolare, immensa e avvolse le loro ombre che passavano continuamente e non accennavano a scomparire, e le trasportò dentro di noi. Free feeling, in una miscela di emozioni in movimento ed estasi musicale. C’era in tutti noi la sensazione fantastica che stessimo vincendo. I ragazzi e le ragazze avevano una gran forza, e cavalcavano con maestria da surfisti la cresta di un’onda altissima. Eravamo al colmo della felicità, ebbri di riconoscenza. La felicità è qualcosa che si moltiplica quando viene condivisa. E per quanto ci stringessimo gli uni contro gli altri, come in una cassetta di sardine essiccate, il fresco dell’umidità ci mordeva la pelle e le ossa, con denti più appuntiti di un alligatore. La cosa più lunga e più bella sono stati i nostri applausi, le nostre mani all’unisono raggiungevano il diapason. Era stata una corsa trascinante, appassionante, che distribuiva con inconsueta generosità in una esplosione di suoni striduli e strascicati la bellezza da loro creata come la più incredibile delle sorprese. Era un po’ come il Botticelli che attraverso la sua primavera aveva fatto rifiorire l’arte. Cominciamo dalla fine, che come in T.S. Eliot è sempre il nostro punto di partenza? Il nostro lato ludico, sportivo, musicale, solidale, di una storia di un tale potere simbolico da viaggiare alla velocità della luce, ci salverà anche nel 2023…

Cesidio Colantonio