DONNE DI GIUSTIZIA

di Massimo di Paolo – Era il 9 febbraio 1963 pieno governo Fanfani. Con la legge 66 si apriva alle donne l’accesso a tutte le cariche pubbliche. Si passava: dall’isterismo freudiano al delitto d’onore, dal reato di adulterio al primo concorso da magistrati aperto alle donne, che si sarebbe svolto un mese dopo la promulgazione della legge.

Un salto iperbolico: di giustizia, rivalsa e uguaglianza.

“Libri & Visioni” vuole suggerire due approfondimenti sul tema.Scelti per la qualità dei documenti ma anche per l’interessante lettura storico-sociale che propongono con modalità diverse e con impegni differenti. Marzo 2023: la rottura del tetto di cristallo con l’evento che ha definitivamente consolidato e portato a termine quel processo di riconoscimento e di ascesa che le donne hanno avuto nell’ambito delle professioni forensi. La nomina di Margherita Cassano quale presidente della Suprema Corte di Cassazione: prima donna a ricoprirne l’incarico. Per capirne i risvolti, per correlarli all’evoluzione femminile e alla storia del nostro paese, suggeriamo la lettura di un interessante quanto ben strutturato testo che si caratterizza per gli elementi di ricostruzione storica, di costume sociale, ma soprattutto, per la narrazione delle storie di vita delle vincitrici del primo concorso in magistratura aperto alle donne. Era il 3 maggio 1963.

“Magistrate finalmente” è il titolo del volume, edito da il Mulino e scritto da Eliana Di Caro.

Racconti di vita si diceva, che riportano in – Magistrate finalmente – alle metafore e ai riferimenti del Don Chisciotte di Cervantes in lotta contro l’ignoranza, la paura e l’ingiustizia. Interessante lo spaccato della stampa dell’epoca che tratteggiava, i profili di giovanissime “donne di legge”,  con appellativi e colorati riferimenti pari, ma meno gravi, delle riflessioni, sminuenti e di negazione, che gli ambienti più blasonati della “giustizia” di allora, producevano attraverso dichiarazioni, commenti, sarcasmi e pamphlet.

Da seguire su schermo, di diverso tenore, ma altrettanto interessante per restare sul tema delle

– prime donne che fecero giustizia –  “Lidia Poët”,  bella e coinvolgente serie televisiva sul tema delle donne e le professioni giuridiche. In piattaforma su Netflix.

Dramma storico inspirato alla vera storia della prima avvocata italiana.

Costumi e musiche straordinari. Il personaggio chiave,interpretato da Matilda De Angelis, magistralmente calato nel ruolo di una “avvocato donna” dei tempi.  Interpretazione raffinata e convincente. Tra femminilità, arroganza e consapevolezza nel tentativo ostinato e persistente di iniziare ad esercitare la carriera forense.

Episodi godibili e intelligenti per struttura, durata e trama, buona la suspense e la narrazione arguta e mai stancante.

Una serie su fatti realmente esistiti, ben fatta per approfondimento e visione dei fenomeni sociali che caratterizzavano l’epoca. Agile, storicamente ben ricostruita, con una dimensione femminile narrata e rappresentata nelle diverse dimensioni relazionali.

Da guardare con interesse e piacevole permanenza.

12 thoughts on “DONNE DI GIUSTIZIA

  • 6 Maggio 2023 in 23:38
    Permalink

    GSF tu stai fuori sei stato abbandonato spesso forse fatti curare uno che parla così non sta bene

  • 6 Maggio 2023 in 23:35
    Permalink

    GDS tu sei fuori di testa
    Sembri un ignorante dell’Ottocento!!
    Non stai bene delusioni forti

  • 6 Maggio 2023 in 18:14
    Permalink

    tra te e un piunzo fatto di nulla non c’è differenza
    fatti curare la rabbia l’ignoranza e probabilmente i problemi seri che hai

    2
    1
  • 29 Aprile 2023 in 17:30
    Permalink

    Arthur Schopenhauer a livello mondiale è ben altro nome che la filosofia di un povero Massimo Di Paolo della piccola Sulmona.

    Le donne spesso hanno
    spirito, per caso hanno genio, ma intelligenza
    mai. 0, se volete, quel tanto che ne hanno somiglia all’intelligenza dell’uomo come il girasole, fiore dei giardini, somiglia al sole, re del-
    la luce.—————————
    Le donne si rendono colpevoli di spergiuro
    giudiziario molto più spesso degli uomini. E’
    estremamente discutibile se in generale si pos-
    sano ammettere le donne al giuramento.

    Le donne, che per la debolezza della loro ra-
    gione sono meno atte degli uomini a comprendere
    i principi generali, a tenerli a mente
    e ad assumerli come loro norme, sono quasi
    sempre inferiori agli uomini nella virtù della
    giustizia, e quindi anche nell’onestà e nella
    coscienziosità: perciò l’ingiustizia e la falsità
    sono le loro colpe più comuni e la menzogna
    il loro peculiare elemento … IL SOLO PENSIERO DI VEDERE LE DONNE NELL’ UFFICIO DI GIUDICE FA RIDERE.

    3
    2
    • 29 Aprile 2023 in 17:44
      Permalink

      La risposta è che la risata è per i deficienti in quasi tutto

      0
      3
      • 2 Maggio 2023 in 09:42
        Permalink

        Quindi per te Arthur Schopenhauer è un deficiente, oppure (per dirne ancora) è deficiente Paolo Mattia Doria.
        A Sulmona andiamo bene

        3
        2
        • 6 Maggio 2023 in 18:37
          Permalink

          GDS chi da’del deficiente e parla come parli tu delle donne ma commiserato un isolato con gravi problemi

        • 6 Maggio 2023 in 20:35
          Permalink

          Ma questo da dove viene dal Burundi !!!!
          Ma fatelo rinchiudere

      • 7 Maggio 2023 in 15:05
        Permalink

        Ma perché invece di insultarmi non studiate tutti la filosofia ? Almeno non vivete come bruti, e potrete scoprire che Margherita Cassano non è alta (non è buona, diciamo, per Roberto Cavalli) ed allo stesso modo è di intelletto meridionale. Meridionale non per caso come, “per natura”, su oltre 40 Procuratori Generali della Corte dei Conti dal 1861 (magistratura non generica dove ci vuole più testa) si sono succeduti 35 meridionali e solo 4 da Firenze in su, compreso il primo che era necessariamente piemontese. Mentre a conferma di ciò, in 105 anni di Giro d’Italia (dove i ciclisti non debbono essere qualitativamente intelligenti) soltanto due meridionali lo hanno vinto , Danilo Di Luca (che è però biondo germanico) e Vincenzo Nibali , tutti gli altri sono del Nord.

        Perciò se le donne in passato non state mai coinvolte in determinate professioni può dipendere anche da motivazioni non superficiali.

I commenti sono chiusi