I GIORNI DELLA RESISTENZA A SULMONA E NEL CENTRO ABRUZZO

Anche Sulmona e il Centro Abruzzo furono teatro della lotta di Resistenza contro l’occupazione tedesca ed il fascismo. L’epopea resistenziale sulmonese e peligna si caratterizzò soprattutto per la Resistenza umanitaria, espressione di generosa solidarietà, spesso anche eroica, verso i prigionieri Alleati in fuga dal Campo 78 di Fonte d’Amore, percorrendo il “sentiero della libertà”. Il merito della riscoperta e rilettura di un’importantissima pagina di storia, vissuta e scritta nel capoluogo peligno e nel comprensorio, va ascritto, in particolare, al compianto professore Mario Setta, appassionato storico e intellettuale, che a metà anni Novanta, insieme all’allora preside del Liceo Scientifico Fermi, Ezio Pelino e ad altri suoi colleghi, con un gruppo di studenti, diede alle stampe un primo volume “E si divisero il pane che non c’era”, per riportare alla luce storie che rischiavano di finire per sempre nel buio dell’oblìo. Un’iniziativa talmente importante che fece da battistrada ad un’intensa pubblicistica dedicata agli anni tra il 1943 e il 1945, restituendo alla memoria collettiva vicende e personaggi che segnarono la Resistenza a Sulmona e nei paesi del suo comprensorio.  La Resistenza, in questa parte d’Abruzzo, prese le mosse proprio dalla solidarietà fattiva delle genti peligne verso i circa tremila prigionieri Alleati in fuga da Campo 78, all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre ‘43. Mentre nacquero spontaneamente gruppi di lotta all’occupante tedesco, guidati da figure come Mario Scocco, Vincenzo Pistilli, Roberto Cicerone e Lorenzo Ramunno. Tra i primi ad offrire soccorso ai prigionieri furono il capitano medico Torinto Sciuba ed il maggiore, avvocato Rocco Santacroce. Centinaia di prigionieri, a metà settembre, prima dell’arrivo della Wehrmacht, vennero portati in salvo verso le montagne del comprensorio, soprattutto alla volta di Campo di Giove, dove con Torinto Sciuba operava anche il fratello Vincenzo. Fu un periodo cruciale segnato anche dal sangue dei primi martiri della Resistenza peligna. Quattro pastori che protessero la fuga dei prigionieri vennero catturati e trucidati dai tedeschi: Giuseppe De Simone ed i fratelli Giuseppe e Antonio D’Eliseo, tutti di Pratola Peligna e Antonio Taddei, di Roccacasale. Il 20 ottobre 1943 la sentenza di morte per loro venne eseguita nel cimitero di Sulmona, dove oggi una lapide, accanto al cancello d’ingresso, ricorda il loro sacrificio. In quegli stessi giorni, a Guado di Coccia, cadde il tenente pilota Ettore De Corti, 23 anni, medaglia d’oro al valore militare. In novembre venne catturato dai tedeschi Michele Del Greco, quarantasettenne pastore di Anversa degli Abruzzi. Reo di aver offerto ospitalità a prigionieri Alleati venne condannato a morte. A dicembre la sentenza, pronunciata dalla corte marziale, fu eseguita nel carcere della Badia. Oggi nel cortile dell’Abbazia una lapide ricorda il sacrificio del pastore anversano. A conforto di tanti sulmonesi e peligni perseguitati dai tedeschi e dai fascisti, per il loro sostegno alla Resistenza e per aver dato soccorso ai prigionieri Alleati, un ruolo di primissimo piano ebbe anche il vescovo della diocesi, Luciano Marcante. Intanto sulmonesi e peligni impegnati nella lotta di Resistenza continuarono nel loro operato. A Scanno era confinato il filosofo Guido Calogero e dopo contatti presi con lui, in particolare dal professore Ottavio Di Filippo, docente di filosofia, si costituì il Comitato di Liberazione Nazionale anche a Sulmona, con Carlo Giammarco (Dc), Oreste Corsetti, socialista e Lorenzo De Gregoriis (Pci). La Resistenza vide nuclei operativi anche a Pettorano sul Gizio, guidati da Michele Balassone, a Cansano, sotto la guida di Pietro Rossetti, a Bagnaturo, al comando del tenente dei granatieri, Ercole Pizzoferrato, ad Introdacqua con la guida dei fratelli Alfieri e Claudio Di Girolamo. Altre figure di spicco furono protagoniste della lotta resistenziale, come Giuseppe Bolino, che patirà anche il carcere, e Carlo Autiero. Più tardi personalità di grande autorevolezza nella Dc e nel Pci, nella politica regionale e in quella cittadina. Come pure tra le donne della Resistenza resta indimenticata Iride Colaprete, che diede aiuto a numerosi prigionieri, facendo la spola tra Sulmona e Roma. Sulmona venne liberata dall’occupazione il 13 giugno 1944. Ma altri sulmonesi decisero di continuare la lotta contro l’invasore scegliendo di arruolarsi nella Brigata Maiella, come Gilberto Malvestuto, in questi giorni commemorato, lo stesso Claudio Di Girolamo, Giandomenico Rosatone, Lino Masciangioli, Antonio Trinchini, Vincenzo Romano, Filippo Maiorano e il giovanissimo Oscar Fuà, che nel dicembre 1944, cadrà a Brisighella.  Con loro tanti altri sulmonesi e peligni offriranno sostegno e collaborazione alla lotta contro l’invasore tedesco e contro i fascisti rendendo Sulmona e il suo comprensorio nodo nevralgico della lotta di Resistenza in Abruzzo e dando esempio eroico di abnegazione e di sacrificio, anche estremo, per affermare i valori di libertà, di democrazia e di giustizia che per un ventennio, concluso con la disastrosa guerra mondiale, erano stati calpestati e vilipesi, sottraendo dignità ai cittadini e al Paese.

One thought on “I GIORNI DELLA RESISTENZA A SULMONA E NEL CENTRO ABRUZZO

  • GIUSEPPE DI SIMONE, non sbagliamo i nomi. Lo dico sia perché poi risultarono innocenti ed erano solo pastori che pensavano ai fatti loro ed anche perché anche adesso si sbagliano.in continuazione i giudici, e fortuna, anzi grazie a questi che hanno fatto la Liberazione, non ti possono più fare fucilare.

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