SULMONA NOSTRA: PER PREPARARSI ALLA PASQUA
di Massimo di Paolo – Quando ci mettiamo in cammino decifriamo il paesaggio e ciò che ci circonda. Ridiamo significati e ci riappropriamo di momenti e di condizioni passate. Una sorta di psicogeografia del territorio.
Mercoledì ultimo scorso, il mercato era quasi vuoto fin dal mattino. Poco dopo mezzogiorno era deserto. Il cattivo tempo ha aiutato. Quella mutazione, temporale e d’uso, di uno degli spazi più belli di Sulmona, ha inquietato i più attenti. Si è scritto molto sulla mutazione della città. Sulla perdita di identità, di nuclei familiari, di popolazione giovanile, di attività commerciali e d’impresa, di strutture urbane e di servizi. Alcuni non vogliono che se ne parli. Ci sono tante cose belle, si fanno molte attività, la città è un’eccellente città per anziani: dicono. Come dire: occhio non vede cuore non duole. Comoda, solare, accogliente. In verità, il colore delle osservazioni sulla città, variano con il variare delle amministrazioni e con l’indice di salute delle stesse. Anche le diverse testate, testimoni del tempo presente, cambiano “lente” per narrare i vari momenti civici, i governi cittadini, le disfunzioni, i paradossi, la cronaca e la narrazione politica.
Allora vogliamo fare un invito a tutti. Torniamo a camminare: a scoprire o a ripercorrere i nostri “sentieri metropolitani”. I sentieri della nostra città secondo libere direttrici, cercando di lasciare le tracce abituali. Sforzandoci di “perderci” dove non siamo mai andati o non andiamo da molto tempo. Facciamolo senza fretta,con lentezza, soli o accompagnati, se vogliamo scriviamo una nota su un quaderno, o fotografiamo, o semplicemente osserviamo. Forse inavvertitamente diventeremo degli “investigatori urbani”un po’ architetti, un po’ storici, ma certamente narratori a noistessi. Quando da ragazzi si marinava la scuola, molto spesso, ci si inoltrava in spazi nascosti di Sulmona, non frequentati e si viveva tra l’emozione del nascondimento e la sensazione della scoperta.Oggi possiamo riprendere un girovagare che ci riporta, a passo lento, verso scorci, angoli e zone dimenticate. Se vogliamo possiamo condividere una regola, una sorta di norma psicogeografica. Appena incontriamo uno scorcio molto noto, un quadrivio già battuto o a noi familiare, cambiamo strada. Senza una guida, senza approfondimenti intellettuali, senza compagni che, nel narrare, ci dettano il loro amore senza incrociare il nostro.
Forse chi siamo, i nostri studi, il nostro modo d’essere influenzerà il cammino. Ma potrebbe succedere che il cammino stessoinfluenzerà il nostro pensiero e le nostre osservazioni.
Certamente dobbiamo essere pronti a rilevare, a cogliere le realtàcosì come si presenteranno, a porci delle domande, ad elaborare dubbi e interrogativi. Ad essere sinceri. A provare dispiacere per quello che si potrà trovare e osservare, ma senza rinunciare. Il cammino amplifica i sensi e rende l’esperienza un’esperienza conoscitiva.
Per ora, il cartellone vacanziero pasquale è il percorso più evidente: da conoscere. L’impegno a fare festa nella festa, nei giorni della settimana Santa. Una grande discoteca ai piedi di Ovidio. La vita notturna è un atto dovuto, per il turismo che si spera resti stanziale, nella settimana pasquale. I giovani non devono annoiarsi e gli esercenti non possono badare ai decibel. Appena Cristo e la Madonna, in lutto, rientreranno nella “casa”della Santissima Trinità, si potranno aprire le “danze”. Ad oltranza. Non importa se gli ingressi alla città sono desolanti, che il parcheggio comunale, dopo il cosiddetto restyling, è in condizioni “oscure”, che il verde è “amazzonico” e che, entrando da sud, si attraversa il “paesaggio urbano”, intorno al parcheggiodell’ospedale, che fa pensare a quelle cittadine dormitorio tipo Gallarate o Busto Arsizio.
Non si tratta di conciliare esigenze, si tratta di definire quale città vogliamo essere per creare costumi, usi, consuetudini, immagine e servizi. Con il coraggio del buon amministratore e con la sintoniadel buon cittadino. Prima, molto prima, che arrivi la Santa Pasqua.Nessuno si dovrà sentire defraudato o limitato da una “morsa”. Le ordinanze redatte con una visione e con una pianificazione,diventano non regole o usufrutti che limitano, ma strutture formali di orientamento affinchè la città possa assumere, nel tempo, la dimensione vocazionale. Altrimenti osserveremo, nei cammini possibili, che speriamo di fare, nell’avvicinarci alla Pasqua, le contradizioni dell’ambivalenza. Fortunatamente negli anni i sulmonesi non hanno mai abbandonato la speranza. La speranzanell’arrivo che sorregge l’andare. E la Santa Pasqua porterà speranza, come ogni anno, a Sulmona tutta, con il verde del mantello e la forza del Cristo Risorto.
Tante belle e dovute parole ma c’è bisogno di iniziative mirate e coscienti in un clima molto apatico ed egoista.
Speriamo la Pasqua aiuti anche se ho un po’ di dubbi.
Ma e’ forse il discorso dell’ingresso del nuovo consigliere di “Sulmona nostra” in Consiglio Comunale?
Sacro e profano, la perfetta mistificazione, nella sintesi dell’applicazione dei buoni insegnamenti che si “spera” diano sempre i migliori frutti anche nel percorso politico.