È IN ARRIVO L’AVIARIA?…PER ORA NO

di Gianvincenzo D’Andrea – Da qualche tempo sui mezzi di informazione si parla con insistenza di una possibile nuova pandemia scatenata dal virus dell’influenza aviaria. Il tam tam mediatico è scattato dopo la recente comunicazione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità relativa a due casi accertati in Cambogia , una bambina di 11 anni (morta) ed il papà (positivo) ed alla conseguente “dichiarazione di attenzione”. Questa segnalazione dell’OMS, è stata fatta  ad un anno di distanza da quella effettuata nel febbraio 2021, riguardante sette lavoratori di un allevamento di polli in Russia. Come si vede si tratta del riscontro  recente di pochi casi in tutto il mondo causati da un virus che è noto e presente fra noi da almeno 25 anni. Ci si chiede, allora, per quale motivo l’OMS abbia diramato un bollettino in cui ipotizza un rischio futuro di possibile pandemia da virus dell’influenza aviaria. Le ragioni della preoccupazione dell’OMS risiedono in diversi motivi:  il primo è legato alla diffusione mondiale e capillare del virus in tantissime specie di volatili , selvatici e non; il secondo è rappresentato dal  riscontro di ceppi virali di aviaria anche in mammiferi, topi, gatti, maiali e finanche nei leoni marini della Patagonia. C’è stato dunque un salto di specie (uccelli>mammiferi) e l’infezione nell’uomo (perlopiù di grado lieve), acquisita tramite contatti stretti con animali malati o portatori del virus, per ora avviene esclusivamente in situazioni socio-ambientali precarie o nei lavoratori degli allevamenti animali (soprattutto intensivi). Ma il virus dell’aviaria (che – detto per inciso – negli uccelli ha un’altissimo tasso di mortalità, come confermato dalla moria generale dei gabbiani del Lago di Garda) è un virus che si è dimostrato capace di modificare rapidamente il suo corredo genetico ed addirittura di ibridarsi con altri virus presenti nel mondo animale. È successo nel corso di alcune epidemie verificatesi nel passato, nel Sud est asiatico, e potrebbe succedere di nuovo. Se dovesse capitare che un soggetto si contagiasse con un virus dell’influenza umana  e contemporaneamente con un virus dell’influenza aviaria potrebbe crearsi un virus ibridato capace di poter passare, a questo punto, da uomo a uomo e dar vita ad un’epidemia/pandemia dalle conseguenze non prevedibili. Sulla base della recente esperienza pandemica cosa bisogna fare per  scongiurare  gli scenari che hanno caratterizzato la fase iniziale della “vicenda Covid”? La cosa più importante è rappresentata dalla costante verifica del patrimonio genetico del virus dell’influenza aviaria per mezzo di uno studio approfondito di tutti i campioni prelevati in ogni parte del mondo non soltanto negli animali infetti ma anche nei soggetti ad elevato rischio di contagio quando dovesse scattare il minimo allarme. È indispensabile ,inoltre, una strettissima collaborazione da parte degli organismi sanitari, ma anche politici, di tutto il mondo che consenta di mettere in atto da subito tutti gli strumenti operativi volti a contenere e bloccare la diffusione virale ; non soltanto le opportune misure di quarantena per bloccare l’espansione dei focolai, ma anche il rapido approntamento delle scorte di vaccino specifico (che oggi siamo in grado di produrre ed utilizzare in tempi molto rapidi). La celerità delle decisioni da adottare è il presupposto fondamentale per limitare l’entità delle conseguenze della pandemia ipotizzata. Perché, ricordiamolo, se il virus “ibridato ” dell’influenza aviaria dovesse mantenere nella popolazione umana la stessa patogenicità e mortalità rilevata nelle specie animali (finora contagiate) la situazione diverrebbe oltremodo seria. Ma ,fortunatamente, stiamo parlando di un evento che non sembra alle porte.

One thought on “È IN ARRIVO L’AVIARIA?…PER ORA NO

  • È in arrivo una loffa…. forse no

I commenti sono chiusi