IL CELEBRATO FIUME SANGRO? POCO PIÙ DI UN RIGAGNOLO

di Luigi Liberatore  – Che tristezza vederlo superare a fatica i salti naturali del suo letto, per riprendere immediatamente a valle il cammino senza più il vigore di un tempo, al pari di un vecchio tremolante che sulle gambe tenta di recuperare l’andatura giovanile. Sono più o meno queste le condizioni del fiume Sangro che una ottantina di anni fa mise in imbarazzo, con le sue acque tormentose, perfino l’ottava armata britannica di Montgomery. Si prova un senso di cascante mestizia, se non di malinconia, guardare quello che da sempre abbiamo chiamato fiume, attraversare la città di Castel di Sangro con l’incedere penoso di uno zampillo di montagna in piena estate. Fa tristezza vederlo, ma è il segno di ben altri messaggi che lancia, al di là di nostre riflessioni più o meno sofferenti per le immagini estetiche cui ci rimanda. Sarà una stagione arida per tutti noi perché ce lo dicono il fiume smunto e le sue aride sponde, annunciando un tempo di ridotte risorse idriche che ci obbligheranno a rinunce, alla riduzione dei consumi, alla non remota ipotesi di fare la conoscenza coi rubinetti a secco. È un messaggio per noi tutti e soprattutto per chi amministra il territorio solcato dal fiume Sangro, a monte come a valle, quasi volesse dire che oltre non sia possibile andare. Non siamo tra il Manzanarre e il Reno, ma giusto per restare tra i nostri limitati confini diciamo che è finita la stagione della edilizia a go’-go’, e che bisogna da subito bloccare ogni altra iniziativa immobiliare. Tra qualche mese non ci sarà più acqua nelle case di molti comuni, e sarà quasi impossibile affogare nel Sangro…