VUOI VEDERE CHE SARANNO LE DONNE A RIPORTARE L’ORDINE PURE A SULMONA?

di Luigi Liberatore – Non ho motivi di dubitare dell’impegno e della lealtà delle forze dell’ordine. Sarebbe davvero spiacevole e sgradevole pensare che sia dovuto ad un affievolimento dell’attività di prevenzione, di controllo e di repressione della mini criminalità da parte di polizia e carabinieri, la turbata tranquillità della città di Sulmona. Non lo penso e non lo scrivo, seppur devo registrare una inquietante crescita di raid ladreschi o malavitosi in periferia, come in centro storico. Sulmona ha dalla sua parte un comando di carabinieri, un commissariato, una polizia municipale sebbene a ranghi ridotti, e un eccellente presidio della Finanza. Lasciamo perdere i Vigili del Fuoco che hanno altro a cui pensare. Ebbene, senza voler a tutti i costi apparire catastrofici, gli abitanti di Sulmona non si sentono abbastanza tutelati. Sono i fatti ad indurre turbamento, per non dire paura, nella gente comune; negli abitanti di quei quartieri (alcuni come reiterato bersaglio) che hanno percepito la violenza non tanto per ciò che sia stato loro rubato, quanto per la violazione della loro intimità domestica. Le forze dell’ordine, i vertici dei comandi, come pure l’amministrazione comunale di Sulmona, sanno che la paura è poi il nemico più pericoloso da arginare, perché se quel senso si diffonde aivoglia a diramare bollettini di arresto. Ho letto da qualche parte che ci sia stata una iniziativa, in alcuni paesini dell’entroterra abruzzese, presa da tutte donne (si fanno chiamare rondinelle) per controllare vicoli e stradine dei loro paesi, proprio per dissuadere i malintenzionati. Ho sorriso; tuttavia sembra che la cosa funzioni perché gli abitanti di quelle contrade si sentono tranquilli. Ho pensato a Sulmona, e alla brutta figura che dovesse fare l’ordine costituito se pure in città dovesse prendere piede una iniziativa del genere. Una provocazione? So che il sindaco ha chiesto al Prefetto che venga dato al fenomeno una particolare attenzione, magari istituendo unità specifiche per affrontare questo problema. Se poi dovessero essere le donne a risolvere la faccenda, ben vengano!