CON IL DIRETTORE ROMICE IN PENSIONE, IL CARCERE DI SULMONA PERDE UNA GUIDA AUTOREVOLE
di Luigi Liberatore – L’ho conosciuto giocando a calcetto. Una sera di tanti, tanti anni fa. Uscivo dalla redazione de IL TEMPO (giusto per sgombrare il campo da equivoci), e me lo trovai contro, mingherlino, ma tutto nervi e grande visione di gioco. A calcetto, intendiamoci, giocano le persone intelligenti, mica gli scarponi. Mi dissero: si chiama Sergio, è il vice direttore del carcere di Sulmona. Caspita, pensai tra me, ma fu quell’attimo di disattenzione per cui quella sera persi la partita. Giocammo contro altre volte, e di lui ricordo sempre la eleganza nel trattare la palla, a testa alta, e un distacco nei rapporti che recava sempre un segno di piacevole distinzione. Chi giocava non se ne accorgeva, ma io ero attento perché mi chiamavano giornalista, sebbene fossi allergico a quel titolo. Allora dividevo l’attività tra la libera professione e quella di dipendente della pubblica amministrazione, per cui non ho mai perso di vista il cammino del dottor Sergio Romice, ancorché lui avesse dimenticato questo vecchio cronista dai piedi buoni, come i suoi d’altronde. Suppongo che Romice non abbia potuto provare più la leggerezza di quei tempi, perché sottratto dall’impegno sempre più gravoso di dirigere un carcere difficile come quello di Sulmona. Non è stato agevole, ma lui ha portato a termine il suo percorso da direttore di un penitenziario tra i più controversi d’Italia, districandosi con professionalità e intelligenza nell’esercizio delle sue funzioni, eludendo perfino le trappole che la stessa pubblica amministrazione ti frappone, riportando invece l’apprezzamento sincero di chi il carcere lo vive. Dicono di Romice che si battesse con ostinazione per gli aspetti culturali da trattare nel penitenziario di Sulmona, e che volesse per i detenuti spazi adeguati per le espressioni manuali e artistiche. Non mi meravigliano queste voci, ricordando la sua abilità di giocatore di calcetto. Dico, purtroppo, che la pubblica amministrazione perde un gran servitore dello Stato e che il carcere di Sulmona perde una guida autorevole. Auguri, Sergio!