SANITÀ, PER L’AQUILA QUASI TUTTO AL RESTO MANCO LE BRICIOLE…
di Luigi Liberatore – Abbiamo provato perfino un pizzico di orgoglio nel sapere che all’ospedale dell’Aquila è stato installato un acceleratore lineare per la radiologia oncologica, cioè uno strumento sofisticato e di avanguardia nella cura dei tumori, che permette di applicare terapie più idonee e soprattutto ad una elevata velocità di esecuzione. Per rendere accessibile quel termine “acceleratore”, diciamo che potranno essere curati meglio e più velocemente i malati di cancro che in quell’ospedale verranno dirottati. Quasi tre milioni di euro per acquistare le attrezzature e soprattutto per realizzare quel bunker in cemento nel quale è stato alloggiato. C’erano tutti alla inaugurazione: il dinoccolato presidente Marsilio, la flemmatica Verì, assessore alla Sanità, lo scarmigliato direttore generale della Asl, Romano, e il sindaco dell’Aquila, Biondi. Sensazione inebriante, immediatamente dissipata dal pensiero che mentre lì si esultava, in altri distretti sanitari della provincia montava la rabbia per un sentimento non di invidia né di rivalità, ma da un accumulo di sofferenza dettata semmai dalla trascuratezza per la periferia. Abbiamo pensato a Sulmona. Sono due anni che non si riesce ad installare in quell’ospedale una risonanza magnetica, costringendo centinaia di pazienti a preregrinare per la regione. Sono alcuni anni che lo stesso nosocomio vive alla giornata la questione del punto nascita che sembra debba essere scippato da un giorno all’altro. Per non parlare dello scandaloso problema del centro unico di prenotazione, messo in una topaia, come la desertificazione dei servizi nelle corsie ospedaliere per carenza di medici e personale infermieristico. Sulmona, poi, soffre nel campo della sanità anche la vicinanza di Avezzano, città cadetta rispetto alla patria di Ovidio, non essendo più Sulmona capace di esprimere un classe politica di contrasto. D’accordo. Esultiamo per l’Aquila, ma come la mettiamo con Sulmona, oppure con l’ospedale di Castel di Sangro dove arrivano le briciole, se non i residui del bilancio regionale? Nella prima guerra mondiale, si diceva che i nostri soldati di fanteria fossero i più eleganti in libera uscita. Sapete perché? Perché avevano il privilegio di poter lucidare la punta delle scarpe con la famosa cromatina, salvo poi a tenere inzaccherati e pieni di fango il retro degli stivali. Come adesso. Abbiamo un acceleratore lineare che ci fa sentire eleganti e potenti, mentre nelle retrovie siamo costretti a mangiare la polvere.
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Stai ricominciando con poesie ma ti perdono in quanto hai tanta ragione e poca rabbia !!!!!
Non solo hanno ricostruito abitazioni per il doppio della popolazione resistente, hanno ricevuto fondi per danni morali, continuano a ricevere fondi per chiese, conventi, monasteri, negozi, palazzi eccetera eccetera, ma non hanno soldi per l’immondezza che ci hanno mandato e che continuano a mandare a Sulmona.
Scommetto ma non lo spero che presto riceveranno fondi contro gli eventuali ZUNAMI dal mare Adriatico !!!!
Tutto perché siamo gestiti da amministratori inutili, compromessi, impreparati e probabilmente un po’ corrotti senz’altro politicamente se non di fatto.
Come detto sopra ci vuole rabbia e tanti fatti da sbattere in faccia al dinoccolato e compagnia, per non denunciarli per favoreggiamento e scempi vari.
Nonostante alcuni siano riusciti a costituirsi parte civile nel caso contro il Cogesa al tribunale di Sulmona, non ci sono tante speranze poiché i latitanti prendono per i fondelli il sistema e il tribunale sarà sicuramente trasferito indovina dove ?????