BABYLON: ASPETTANDO GLI OSCAR

di Massimo di Paolo

In visione da più giorni, nelle sale cinematografiche peligne, Babylon di Damien Chazelle è ora in chiusura di proiezione. Da vedere su piattaforma prossimamente. Film degli eccessi, della cultura abnorme senza norme e senza argini, che descrive gli albori di Hollywood e la sua storia.

BABYLON

I commentatori scrivono che “piacerebbe” a Pasolini per le persistenti provocazioni, proprie dei film estremi, con importanti significati politici. I ritmi musicali, la trama complessa di difficile lettura, insieme ad una rapidità di montaggio, creano un profondo disorientamento nello spettatore che rimane intorpidito, e nello stesso tempo allibito dalla sceneggiatura che si materializza sullo schermo. È un film che fa parlare, discutere, destinato a creare squadre di favorevoli e contrari. Destinato ad imporre un’attenta riflessione sulla nascita del mondo patinato Hollywoodiano. Una rappresentazione dell’agito di figure reiette alla società degli anni venti che, attraverso un mondo, fin da subito sporco e contraddittorio, riescono a creare quel fenomeno chiamato “Cinema”. La fotografia, l’impianto scenico, le metafore narrative, avvicinano alle costruzioni scenografiche felliniane e alle provocazioni proprie del cinema pasoliniano. È un inno alle produzioni libere, fatte da autori che nella provocazione e nell’abbandono delle convenzioni, trovano i motivi della loro opera. Una sorta di riconoscimento ai “Don Chisciotte” del cinema che scuotono lo spettatore, gli impongono domande e dubbi sulla interpretazione, sulla traduzione della narrazione, certamente complessa e a piani sovrapposti. Film degli eccessi, che narra di una Hollywood in perenne trasformazione che si adatta fino a diventare bigotta e conformista. Babylon non risponde e non rincorre le regole tacite ed esplicite in uso per le assegnazioni dei premi alle opere cinematografiche.  Un film dalla forte rappresentanza politica che fa fatica a correre per riconoscimenti e Oscar.  Un’ opera geniale e di rottura, compulsiva e nevrotica nella scenografia, controcorrente, che non si adatta ai processi di interesse economico sia degli studios che delle piattaforme. Un’opera difficile da digerire, da metabolizzare ed elaborare, non assimilabile   ai canoni della narrazione tradizionale da sala. Mostra Hollywood nella sua storia, evidenziando il marcio e le grandi potenzialità che ha offerto alle menti più geniali, fa pensare alla storia e al futuro del cinema che, trasformandosi continuamente, assume aspetti diversi rigenerandosi. Quante “stelle” si potrebbero dare a Babylon? Per le contraddizioni, le irregolarità, per la follia narrata, ogni commentatore e ogni spettatore ne attribuirebbe un numero diverso.  “Libri & Visioni” vuole assegnarne quattro piene, per lo stato di dubbio che crea, per la spinta che offre a pensare, per le sonorità che danno il ritmo compulsivo al film.  BABYLON fa riflettere anche su altro. Aiuta a capire i meccanismi che regolano l’attribuzione degli Oscar e dei grandi riconoscimenti. La scelta delle opere, in molti casi, scartano i folli, i provocatori e viceversa, consolidano le convenzioni. Le regole oggi, sono quelle della guerra economica tra gli studios e i colossi dello streaming. A ben vedere le nomination sono sostanzialmente la rappresentazione delle potenze delle varie piattaforme. Sul prossimo palcoscenico della notte degli Oscar, in una sorta di graduatoria, sarà rappresentata l’ascesa di A24 che ha visto “Everything everywhere all at once” presentata con 11 nomination, seguita da  Netflix con 9 nomination con il film  “Niente di nuovo sul fronte occidentale”,  al terzo posto la  Fox/Disney con “Elvis”  8  nomination.  

“Libri & Visioni” tifa per “The Fabelmans” di Steven Spielberg. 

Ancora più degli altri anni le nomination agli Oscar ci fanno intravedere l’interesse industriale che premia più l’attività commerciale che non il valore artistico delle opere, a fronte di straordinari livelli di qualità. Interessano ancora molto i cosiddetti “spettatori da sala”, per riempire il contenitore commerciale degli Oscar a garantirne il successo, a fronte dei fiaschi delle ultime edizioni.  Al Beverly Hills Hotel di Los Angeles il 12 marzo ci saranno delle assenze, non ci sarà “Nostalgia” di Mario Martone molto atteso da tutti. l’Italia sarà presente con la rappresentanza di Aldo Signoretti per il make up e con Alice Rohrwacher con il corto: “Le pupille” dai forti contenuti emotivi, ispirato a una lettera di Elsa Morante. 

Ancora un pensiero per Babylon che può rappresentare il cinema nel suo divenire e nelle sue contraddizioni, dagli anni venti fino agli oscar 2023.  Il cinema che si trasforma, il cinema che resiste, il cinema che diventa arte. Il Cinema da vedere.

                                                                                                  

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