SE DIPENDESSE DAL SENATORE FINA I NOSTRI TRIBUNALI SAREBBERO GIÀ MORTI. LA REPLICA DI FINA

di Luigi Liberatore – Abbiamo appreso, senza provare nessuna scarica di adrenalina, la notizia, da lui stesso comunicata, che il senatore del PD, Michele Fina, ha presentato un emendamento al “Milleproroghe”, cioè a quel setaccio attraverso il quale vengono distribuiti a pioggia i brandelli della legge finanziaria dello Stato, per assicurare almeno tre anni ancora di vita ai quattro tribunali abruzzesi: Avezzano, Sulmona, Vasto e Lanciano. Ci risiamo con gli annunci. La destra, prima di andare al potere, aveva promesso che quei quattro tribunali, destinati a scomparire secondo il vangelo di Mario Monti, sarebbero restati nella mappa delle giurisdizioni italiane. Senonchè il governo non ha trattato l’argomento nella legge di Bilancio, e non ci meravigliamo; ma nemmeno ha inserito l’argomento nel decreto supplementare Milleproroghe, per cui i due senatori abruzzesi di destra, Liris e Sigismondi, hanno presentato un emendamento affinchè venisse inserita la richiesta in quel decreto. Noi non ci fidiamo della promessa che l’argomento rientrerà in quella riforma, anzi controriforma giudiziaria, annunciata dal ministro Nordio, perché ci aiuta la storia: l’ultima controriforma seria è del settecento, ma appartiene alla Chiesa. Non ci fidiamo nemmeno della iniziativa di Sigismondi e Liris. Ma qualcosa dobbiamo dire al senatore della sinistra, Michele Fina, le cui parole arrivano dopo: ad esequie avvenute. Al senatore Fina riconosciamo una grande facilità di scalata al potere che fa il paio con la sua eleganza culturale che abbiamo apprezzato in questi anni, seguendolo, seppur da lontano, tenere alto il livello dei dibattiti in circoli letterari; non ho immagini di lui, però, ai cancelli di qualche fabbrica in crisi, o in maniche arrotolate a fianco di lavoratori. Certo, il partito ha pure bisogno di chi sappia essere sofisticato col pensiero di sinistra: ma tra Suslov e Berlinguer io avrei scelto le ultime parole dell’ultimo discorso di Berlinguer alla folla: andate casa per casa a chiedere i voti. Ma soprattutto, non arrivare in ritardo.

LA REPLICA DEL SENATORE FINA

Gentile Luigi Liberatore, 

 
la ringrazio dell’immeritata attenzione. Spero vorrà leggere alcune precisazioni sul merito del suo articolo; precisazioni che ovviamente non hanno la presunzione di scalfire le sue convinzioni ma che spero vorrà pubblicare.


Innanzitutto, al contrario del suo titolo, se fosse per me i tribunali abruzzesi sarebbero vivi e vegeti. Come avrà letto, il primo Disegno di Legge che ho presentato appena eletto riguarda proprio la soluzione definitiva del problema, con una modifica della geografia giudiziaria che consideri i quattro tribunali abruzzesi non più da togliere. La proposta è stata assegnata alla commissione competente ed ho chiesto a tutti i parlamentari di firmarla ma sono pronto anche a firmare io un disegno di legge analogo qualora ci fosse un problema di paternità. Nel frattempo ho presentato un emendamento al milleproroghe per un’altra proroga (la settima), esattamente come hanno fatto altri parlamentari abruzzesi. D’altra parte ho già lavorato ad una precedente proroga, nei quattro anni di collaborazione con il Ministero della Giustizia e mi rammarico che questo problema non sia stato già risolto definitivamente.

Per il resto, non so se io abbia una facilità di scalata; certamente ho venticinque anni di impegno politico a tutti i livelli. Un impegno che parte da scuole e fabbriche. Queste ultime ancor prima, essendo stata mia madre un’operaia di fabbrica per una vita. Ed è stato proprio grazie a quel lavoro, integrato dal più umile reddito di mio padre calzolaio, che io e mia sorella abbiamo potuto studiare. Ma al netto di queste radici che potrebbero significare poco, avrà senza dubbio notato che il fronte del lavoro è quello a cui mi sto dedicando con più determinazione: la prima interrogazione sulla quale mi sono confrontato in aula con il governo è stata sulla vertenza Brioni, a breve terremo una serie di incontri sulla Sevel e l’automotive in Abruzzo, ho incontrato rsu e management di LFoundry e più in generale ho un costante rapporto con sindacati ed associazioni di categoria, anche per i processi di reindustrializzazione che, come per la Valle Peligna, hanno bisogno di chi si dedichi costantemente ad attrarre investimenti. Fabbriche ma anche campi, cantieri e ponteggi, visto il lavoro che stiamo facendo sui crediti incagliati del Superbonus o sull’agricoltura. Naturalmente in questo parziale elenco non c’è nessun vanto: un partito (è un parlamentare) di sinistra è innanzitutto laburista; questo ho sempre pensato e continuo a pensare. Nemmeno la mia piccola rubrica domenicale di invito alla lettura rappresenta alcun vanto. Nella mia vita, come in quella di molti e molte, i libri sono stati il principale strumento di emancipazione. D’altra parte, a proposito di fabbriche, ricorderà che la biografia di uno dei più grandi sindacalisti italiani, Giuseppe di Vittorio, inizia con l’incontro con il vocabolario. 

2 thoughts on “SE DIPENDESSE DAL SENATORE FINA I NOSTRI TRIBUNALI SAREBBERO GIÀ MORTI. LA REPLICA DI FINA

  • se aveste visto ieri domenica, sui rai tre la comunista Annunziata,vi sarestete potuto accorgere che disordine, che presunzione, che pochezza di vere idee da proporre per far ripartire l’italia( che hanno SFASCIATO),quei 4 canditati alla segreteria del P.D. : la de michele , Bonaccini ,Cuperlo e la ragazzina, semi svizzera, Elly Schein , un panorama desolante,figuriamoci cosa può fare il nostro FINA!!!!! NULLA, ma lo stipendione per 5 anni se lo è assicurato…come pure la Schlein..

  • Partito da sciogliere ,membri da mandare all’ esilio..ci vorranno anni prima di recuperare onestà e moralità…purtroppo

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