LA “QUESTIONE” SCUOLA!

di Massimo di Paolo

La scomparsa della “questione” Scuola!Si sperava che, dopo le campagne elettorali, le diverse elezioni, i diversi insediamenti di ministri e commissioni e soprattutto dopo i buoni propositi e le enfasi “ciceroniane”, si tornasse a parlare
della Scuola. Si attendeva, dopo tanto chiasso, un dibattito serio, rigoroso, costruttivo verso una riforma di merito e non su quisquiglie tipo la “umiliazione dei lavori socialmente utili” o, ancora peggio, sugli ennesimi accorpamenti tra Istituti che vedono, ancora dominante, la cecità assoluta verso i territori delle zone interne, verso quella denatalità che morde i fianchi all’intero paese, verso quelle politiche giovanili ormai scomparse anche dall’alfabeto del più giovane rappresentante politico nazionale. E soprattutto dopo le sbornie riformiste, solo dichiarative, sembra sparito improvvisamente quel valore di responsabilità sociale e di tutela costituzionale che la Scuola porta con sé. Ancora una volta la Scuola è stata messa sul bilancino dell’economia che ha contato, con unsemplice computo matematico, gli studenti di ogni Istituto, plesso, polo scolastico per verificarne ilvalore economico, la resa, l’idoneità economica-gestionale ad esistere ancora. Se numericamente non idonei gli Istituti andranno accorpati senza se e senza ma. Senza considerare il valore per le piccole comunità locali, senza il riconoscimento della storia tracciata nei vari territori, cassando le storie di vita di centinaia di studenti, famiglie, intere comunità che sono passati su quei banchi. Senza riconoscere il valore di servizio pubblico che ogni Scuola rappresenta soprattutto nei
territori disagiati, sofferenti, dove la moria dei servizi sta disconoscendo il valore di rappresentanza dello Stato che la Scuola assume anche tra le più strette pieghe territoriali. Il paese tace. Le terre tacciono e con esse i rappresentanti politici.
E’ una questione di sinistra. Una sinistra che deve caratterizzarsi con politiche scolastiche connesse a campi apparentemente distanti tra loro; lavoro, benessere, cultura, tutelando le piccole realtà scolastiche locali ma senzaabdicare verso quei processi di ammodernamento e di innovazione che le scuole tutte richiedono.
La Scuola pubblica italiana necessita di coraggio e di riqualificazione abbandonando le innovazioni frammentate, a pioggia, che hanno fatto perdere il valore di insieme. Ha bisogno di una politica unitaria, solida che non può prevedere separazione di casta e di trattamento per i giovani. Oggi si parla di “merito” senza una coscienza dello stato della Scuola pubblica diventata, negli anni, un contenitore che fa fatica a mantenere tutte le problematiche e gli eccessi prodotti da unsistema che non funziona più. La politica sana, o almeno quello che ne rimane, insieme a quella parte di cittadinanza portatrice di valori e di profondo senso civico, dovrebbero sollecitare, rinnovare e rafforzare una visione di Scuola pubblica con radici immerse nel disagio e nei principi di uguaglianza, nei processi di evoluzione sociale ed ambientale, dovrebbero porre, l’istruzione, al
centro del complesso dibattito politico e sociale, con azioni e norme in grado di modificare le intellettualizzazioni sulla scuola, ridurne le ipocrisie, scardinarne le inefficienze e favorendo strutture organizzative e didattiche eque. Non può esserci innovazione, transizione ecologica, responsabilità sociale d’impresa, civismo evoluto, partecipazione alla cura del bene comune se la Scuola continua ad essere osservata su un quadro di “profitti e perdite”. E a proposito di politica locale e nazionale i partiti, i movimenti, le associazioni, i sindacati, i gruppi di opinione, gli intellettuali dovrebbero proiettare sulla Scuola, la funzione di catalizzatore e di rivisitazione delle questioni di sinistra, in alcune occasioni smarrite. Si potrebbe dire: ricominciare dalla Scuola! E’ vero sarebbe un atto rivoluzionario, di catarsi dove tutti potrebbero mettere a fuoco la condizione reale che si sta vivendo, la condizione delle classi sociali, del disagio, del disequilibrio bruciante ed esplosivo tra singoli, tra piccole territorialità, tra ripartizioni territoriali,
tra processi migratori e di sviluppo. La Scuola come ingranditore per capire. Per capire la Scuola e quello che sta avvenendo fuori la Scuola. La Scuola per tornare a sviluppare processi politici e di riorganizzazione sociale moderni, complessi e proiettati al futuro, ma sensibili a riconoscere le differenze, le individualità, le fragilità dei territori ma anche e soprattutto a creare opportunità per tutti. Pari opportunità. Ripartire dalla Scuola e dalle giovani generazioni che accoglie, con una nuova visione di futuro potrebbe essere, per tutti, una scelta divergente, fuori contesto, non comune, ma soprattutto giusta.

5 thoughts on “LA “QUESTIONE” SCUOLA!

  • Sulmona 17.12.2022
    Chiedo scusa per gli errori ortografici fatti nello scrivere in fretta e di getto ma ritengo giuste le mie osservazioni verso una persona che conosco, stimo ed a cui voglio molto bene.
    distinti saluti
    Domenico Silla

  • Sulmona 17.12.2022
    Gentilissimo dr Massimo Di Paolo, buongiorno, sono Domenico Silla l’infermiere classe 1967 con 28 anni e mezzo di lavoro effettivo sono laureato già prof universitario per due anni agli allievi del terzo anno di corso di laurea in scienze infermieristiche, la scuola non è di sinistra ma di tutti i Intellettuali e gli studenti di buona volontà che hanno voglia di lavorare, costruire, investire, innovare nei vari campi della scienza e del genere umano classico. La riforma della scuola fatta dal Ministro e Filosofo Gentile era perfetta, prevedeva il maestro unico che come un padre educava gli alunni e gli insegnava tutto. Poi i sinistri uccisero quell uomo inerme che non aveva mai fatto del male a nessuno. Poi per creare inutili posti statali, improduttivi, le sinistre e non solo loro nel corso del tempo, hanno stravolto la scuola con inutili riforme ed ora ci troviamo molto indietro per numero di laureati e diplomati in confronto al resto del mondo. Le aziende chiudono perché non trovano il personale specializzato per determinate figure professionali, India e Cina ci hanno più che doppiato da dieci anni, investendo molto sulla selezione e formazione dei giovani. In Abruzzo basterebbe una sola Università, molti Istituti professionali o licei andrebbero accorpati, andrebbero accorpate almeno il 50% delle cattedre, potare, bonificare, basta occupazioni universitarie, all’università ci si va per studiare e pensare al proprio futuro e non per fare politica, almeno il 40% delle università italiane inutili andrebbero chiuse, tutte le facoltà dovrebbero essere a numero chiuso subito perché lo Stato non obbliga nessuno per forza a laurearsi, le università sono facoltative, in Germania e non solo la selezione statale è durissima per entrare a studiare nelle facoltà, mentre auspico l’obbligo scolastico fino al diploma di scuola superiore fino al quinto anno di corso. Alle scuole fin dalle elementari andrebbe insegnata l’Educazione alimentare, quella civica e istruire i corsi di Alta formazione professionale per la formazione lavoro e la protezione civile. Tutti devono concorrere con Alto Senso del Dovere sociale e culturale civico. La sinistra parla sempre di diritti e non parla mai di doveri verso la società civile, dai 18 anni in poi nulla è dovuto dallo Stato. Anzi la maggiore età andrebbe riportata a 26 anni, visto il livello dei giovani di oggi, la classe 1899 appena diciottenni era sul Piave, erano uomini veri, i giovani di oggi? Lo vediamo cosa è diventata l’Italia, è ora di ripristinare la Leva Militare Obbligatoria per tre anni e mezzo di lavoro effettivo, il popolo italiano va rieducato severamente ma con Giustizia, Dio, Patria, Casa e Famiglia e Lavoro
    distinti saluti
    Domenico Silla

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