SISMA 2009: SENTENZA SHOCK, IL COMITATO SCUOLE SICURE VA AL CONTRATTACCO

D”Dopo qualche minuto di incredulità e sconcerto, ci siamo sentiti telefonicamente e abbiamo deciso che non si può abbassare la testa di fronte a questa sentenza,annientando le speranze,uccidendo una seconda volta le 309 vittime e insultando il dolore delle famiglie e dei superstiti.”
Con queste parole il comitato Scuole sicure Valle Peligna,nato nel 2016 dopo il terremoto di Amatrice,scende nuovamente in campo in prima linea, con un’ azione che se non ha valore dal punto di vista legale,ne ha molto dal punto di vista simbolico. “La sentenza se confermata nei successivi gradi di giudizio,può essere un pericoloso precendente”, dice Barbara Zarrillo,giornalista e insegnante che insieme a Giorgio Pitassi, Alessandra Fua’, Carlo Fontana e Manuela Di Cesare fondò questo gruppo, formato principalmente da genitori  preoccupati per la stabilità di scuole e strutture pubbliche.

Terremoto L’Aquila

Negli anni il comitato ha continuato la sua azione e rappresentato una spina nel fianco per le varie amministrazioni comunali e provinciali che si sono susseguite. Uno dei genitori del comitato,ingegnere, è stato anche inserito in un comitato tecnico scientifico locale per valutare perizie e  vulnerabilità delle scuole, tutte riviste poi al ribasso. Il comitato ha presieduto incontri tematici e promosso seminari divulgativi a cui hanno partecipato anche i genitori dei bambini rimasti uccisi nel crollo della scuola di San Giuliano di Puglia. Un’azione silenziosa e costante  che ieri però, è esplosa con forza. Sui social corre l’adesione massiva di tanti, di persone coinvolte più o meno da vicino ma anche di tanta gente comune,schifata e delusa da una decisione così insensibile e offensiva.

“Siamo vicini alle famiglie delle vittime, siamo pronti ad impugnare simbolicamente insieme a loro questa assurda sentenza,per questo abbiamo già preso contatti con l’avvocato Wania Della Vigna. Ci muoveremo in ogni modo lecito, continua Zarrillo, per  sensibilizzare le coscienze e  scuotere le persone affinché la nostra indignazione ,il nostro grido di dissenso porti ad una sentenza giusta.”  Certo, non ci sono cifre che possano colmare quel vuoto lasciato da una persona cara che non c’è più ma “ci appare troppo semplice parlare di corresponsabilità quando lo sciame sismico andava avanti da mesi e quando il freddo delle notti abruzzesi in aprile non stimola certo ad uscire per andare dormire in auto o in tenda, magari con bambini, anziani,disabili o malati in famiglia. Il tutto,conclude, in un clima generale per nulla allarmistico,in cui le autorità preposte non avevano emesso un comunicato che invitasse a lasciare le proprie abitazioni, seppure a titolo precauzionale. E così  309 persone hanno deciso di restare in casa e come loro, tante persone a cui è andata bene.”  Sta di fatto comunque che 309 persone, in una fredda notte di aprile di 13 anni fa, sono rimaste sotto le macerie,senza  alcuna voglia di morire!.