POLIZIOTTO PENITENZIARIO UCCISO DA PIRATA DELLA STRADA

“Ho lavorato spesso e volentieri con Giuseppe e saperlo morto mi riempie di tristezza e rabbia”. A ricordarlo è  Mauro Nardella, dirigente della UIL PA polizia penitenziaria dopo aver appreso della morte di Giuseppe Colaiuda, il poliziotto penitenziario cinquantaquattrenne ucciso ieri a Scoppito da un pirata della strada con precedenti per spaccio di stupefacenti. “La tristezza nasce dal fatto che Giuseppe era una una persona mite e davvero squisita. Non perdeva occasione per condividere dibattiti ed emozioni seppur in un contesto lavorativo non certo foriero di esperienze positive – sottolinea Nardella – la rabbia la provo, invece, per l’eccessiva facilità con la quale in Italia si mandano in giro persone che la patente non dovrebbero neanche possederla. Guidare un’auto non è uno scherzo”. “Essa è causa di morte così come lo può essere un fucile o una pistola e come tale va considerata. La patente non può essere equiparata ad un semplice documento. Essa dovrebbe essere, invece, posta sullo stesso piano di un porto d’armi. I tanti morti sulle strade italiane spesso sono vittime di persone che i requisiti per guidare non ce l’hanno affatto e per tale motivo estremamente pericolosi per tutta la società. Pericolosi tanto quanto lo è uno che utilizza un’arma senza conoscere perfettamente le modalità attraverso le quali andrebbe utilizzata. La morte di Giuseppe, insieme a quella di molte altre vittime innocenti, mi auguro porti a far riflettere lo Stato italiano in merito” conclude il dirigente sindacale.