IL GUERRIERO DI CAPESTRANO È BRUTTO DAVVERO…
di Luigi Liberatore – Ho letto, e più volte soprattutto, l’intervento del Deputato di Storia Patria in Abruzzo, Fabio Valerio Maiorano, sul perché disapprova il nuovo stemma della Regione Abruzzo in cui compare, rispetto a quello adottato dall’Ente nel 1986, il Guerriero di Capestrano. Vi dico subito che il dottor Maiorano, per me, ha ragione. Ma non lo affermo in maniera apodittica, sarei un presuntuoso soltanto dal momento che è una disciplina, quella dell’Araldica, estremamente composita, complicata, anche affascinante, sulla quale manifesto immediatamente la mia ignoranza. E ho dovuto leggere un paio di giorni, misurandomi su testi “leggeri”, tipo Bignami, per giungere (in maniera umile e sommessa) a dire che Maiorano ha dato, in maniera elegante, degli “asini” a quelli della Regione. Mica ai consiglieri regionali, tra i quali la preparazione, per non dire l’intelligenza, rappresenta un elemento volatile, ma a coloro i quali hanno sottoposto all’approvazione dell’Assise regionale il nuovo stemma. Io sorvolo sui primi cinque punti verso i quali il dottor Maiorano ha fatto le precisazioni di dissidenza, mi fermo al sesto: sul motto che recita “Gentium vel fortissimarum italiae, dedotto da uno scritto di Plinio il Vecchio e che si riferisce, senza ombra di dubbio, al popolo Sannita insediato nel Basso Molise, a ridosso di Puglia e Basilicata. Maiorano, da attento studioso, dice: che c’entra con noi abruzzesi? Almeno con lo stemma. Io ho fatto un piccolo ragionamento.

Là, tra quei direttori generali e apprendisti tali, deve circolare ancora voce che la regione sia quella di una volta, Abruzzo e Molise, sennò lo strafalcione non si spiega. Poi mi sono soffermato su un aspetto del procedimento: la votazione all’unanimità. Bè, il consenso generale, da qualche ventennio e più, in Regione si raggiunge per aumentare o adeguare le competenze ai consiglieri e assessori, o per fare pasticci come lo stemma. Non c’è mica un Giuseppe Bolino a dirigere i lavori. Per me il Guerriero di Capestrano è brutto. Con quel cappellaccio rotondo a punta, non è solo brutto, è pure inquietante. E’ un reperto storico dell’Abruzzo, si dirà, alla stessa stregua dei Bronzi di Riace. Ma quelli sono tutt’altra cosa, e non bisogna aver letto l’Estetica di Croce per capire la differenza. Perché non si è inteso, allora, privilegiare, come dice Maiorano, espressioni capaci di riassumere e di esaltare qualità e doti degli abruzzesi?
Ma può essere brutto un reperto storico come il Guerriero di Capestrano? È riuscito male lo stemma della regione, con il Guerriero attaccato su uno scudo con Photoshop, così, senza nessun gusto.