POSTA UN COMMENTO SUI SOCIAL E FINISCE SOTTO PROCESSO CELEBRE CHEF ITALO-IRLANDESE
È iniziato ieri mattina davanti al giudice Concetta Buccini, il processo per diffamazione a carico del celebre chef sulmonese Claudio Antonucci detto “Il Musichiere” che da tanti anni opera in Irlanda del Nord con il suo ristorante “La sosta”, meta di attori e personaggi illustri del mondo dello spettacolo e ambasciatori provenienti da tutto il mondo. A sorpresa, in aula davanti al giudice, c’era anche lui, tornato appositamente a Sulmona per prendere parte al processo. Antonucci è finito sotto processo per aver postato un commento su un giornale on line, intervenendo sui fatti del Cogesa e criticando gli amministratori della partecipata, che in quel momento erano finiti sotto la lente d’ingrandimento della Procura. A denunciare il famoso chef, era stato l’ex amministratore unico del Cogesa, Enzo Margiotta, il quale si era risentito per alcune frasi ritenute diffamatorie. Nell’udienza di ieri mattina, dopo la costituzione delle parti, Antonucci, che nel procedimento giudiziario è difeso dall’avvocato Vincenzo Colaiacovo, ha voluto fare deposizioni spontanee sottolineando l’assoluta sua buona fede, e di non aver nessuna intenzione di voler offendere o denigrare l’avvocato Margiotta. Anche perché, Antonucci, era intervenuto in qualità di membro dell’esecutivo Comites, eletto nella circoscrizione di Scozia e Irlanda del Nord. “Ho ritenuto naturale partecipare alla discussione che si era aperta sul fronte del Cogesa, proprio in virtù del ruolo ricoperto in questi anni e soprattutto per ribadire che “gli amministratori delle aziende, soprattutto di quelle partecipate dai Comuni, dovrebbero amministrare come un buon padre di famiglia, e non affidando incarichi senza alcuna motivazione o logica, come in quei giorni, era stato riportato dagli organi di stampa e dalla stessa inchiesta avviata dall’allora capo della procura presso il tribunale di Sulmona, Giuseppe Bellelli”. “Tra l’altro – prosegue lo chef italo-nordirlandese – lo stesso procuratore ha archiviato un procedimento analogo nei confronti di esponenti politici e giornalisti, i quali erano stati accusati di diffamazione da Margiotta, accuse che la procura aveva ritenuto “pretestuose”. “Per ultimo”, conclude Antonucci, “il commento in questione non riguardava l’avvocato Margiotta, che nel frattempo aveva lasciato l’incarico, ma il nuovo Cogesa”. Nel corso dell’udienza l’avvocato Colaiacovo ha chiesto l’ammissione della testimonianza di buona parte dei professionisti che hanno ricevuto incarichi dall’azienda che si occupa dello smaltimento e della raccolta differenziata per conto di una sessantina di Comuni, quando Margiotta era amministratore unico dell’azienda. Il processo è stato quindi aggiornato al prossimo mese di ottobre.
Io,non ci capisco di internet e neanche di legge perché non ho studiato,ma se questo pseudo-reato è stato digitalmente commesso dal’ Nord-Irlanda perché lo dovrebbe perseguire la Procura di Sulmona? Tuttalpiu’ per giurisdizione sarebbe competente il giudice britannico secondo quella legislazione. Altrimenti ti possono processare a Sulmona anche se ti rubi una mela a Tokio.
la sentenza numero 854.2021, resa dalla V Sezione penale della Corte di Cassazione che, pronunciatasi su un caso di diffamazione a mezzo internet, si sofferma sulla questione della competenza territoriale.
Laddove questo coincida con la diffamazione a mezzo rete internet, ai fini della determinazione della competenza per territorio occorre fare riferimento ai criteri suppletivi previsti dall’art. 9 co. 1 e 2 c.p.p., con la conseguenza che essa vada radicata nel luogo in cui è avvenuta una parte dell’azione (ossia quello in cui la notizia viene caricata come dato informatico, per poi essere immessa nella rete web), nel caso in cui non sia possibile individuare il luogo di consumazione del reato; ovvero nel luogo di domicilio dell’imputato.