NESSUNO POTRÀ MAI DIMENTICARE IL FASCINO DEL PADRE DI UNSIPÒ

di Luigi Liberatore – Fa sempre piacere leggere i commenti ad un proprio articolo, rettifico, ad un libero intervento su una vicenda, anche quando il contenuto sia critico. Pure se minatorio. Dispiace quando sia offensivo, ma chi come me sia approdato quasi in fasce al giornalismo (questa sì che è una offesa) e ne stia uscendo fuori (troppo tardi) gli improperi non fanno paura. Ho letto un giudizio espresso su quanto da me pubblicato recentemente in relazione ad una iniziativa politica del consigliere regionale Antonietta La Porta, la quale in maniera molto semplicistica diceva che sarebbe bastato declassare le autostrade in strade normali, pur se a scorrimento veloce, per non pagare più il pedaggio. Nel corpo del mio scritto ricordavo gli interventi provocatori, almeno per quei tempi (anni 50/60), dell’avvocato Attilio D’Amico, padre e fondatore della Unione Nazionale Socialisti Indipendenti Progressisti Occidentali, partito politico meglio conosciuto come UNSIPO. Citavo il presidente di UNSIPO mica per sminuirne la personalità, tutt’altro. Ero un ragazzo e a Sulmona io l’ho ascoltato durante una campagna elettorale. Ne fui affascinato dall’oratoria avvolgente, esuberante ed irridente. Mi piaceva e mi faceva sorridere. Qualche decennio più tardi, dopo aver conosciuto vita e opere dell’avvocato D’Amico, partecipai a un comizio di Amintore Fanfani a L’Aquila durante la campagna nazionale per il divorzio. Il fervore di quel “piccolo” politico toscano mi ricordò il segretario dell’UNSIPO, soprattutto quando nel suo discorso prese a parlare della capacità dell’asino di mantenere l’equilibrio sulle creste della montagna. Era una citazione provocatoria, dissacrante come le erano quelle evocate da D’Amico. Ecco, non c’era nessuna intenzione di svilire il padre fondatore dell’UNSIPO messo in relazione alla stupefacente iniziativa del consigliere regionale leghista. Ho commesso davvero un sacrilegio, questo sì che lo riconosco: citare in un contesto frivolo personalità come l’avvocato Attilio D’Amico. Chiedo scusa. Non al consigliere regionale della Lega che dall’insieme potrebbe averne tratto indiretto vantaggio.