SULMONESE LEADER DI GRUPPO FARMACEUTICO, IN AUSTRALIA VINCE IL MODELLO VERROCCHI-GANCE

Un altro genio originario di Sulmona che si è fatto strada e onore all’estero, in Australia, è Mario Verrocchi, 65 anni, figlio di Raffaele, deceduto quattro anni fa a Melbourne. E’ suo il modello che in Australia ormai prevale nell’ambito del commercio dei farmaci. Verrocchi, insieme ai fratelli Marcello e Adrian ed il socio Gance, è a capo di una catena di circa 350 farmacie, sparse in tutta l’Oceania, anche nella vicina Nuova Zelanda. Il quartier generale della Chemist Warehouse è a Melbourne. Quest’ impero, fatto di rivenditori in franchising, è in continua espansione, contando già su circa 8mila dipendenti, con una formula innovativa e vincente, con magazzini, che vendono prodotti a prezzi scontati. Attraverso un apposito sito web assicura un’ordinazione entro le 24 ore, con una rapida consegna, nonostante le enormi distanze australiane. Questi “Magazzini-Farmacie”, fondati all’inizio del nuovo secolo, sono risultati frutto di un’intuizione geniale, che con questo tipo di organizzazione e distribuzione, ha superato la rigida gestione territoriale e protetta delle farmacie tradizionali, i costi, con sconti significativi su molti prodotti, anche per la cura della persona, della cosmetica, destinati agli stessi bambini. Un superamento delle rigide ripartizioni corporative, che nei sistemi anglosassoni risultano più aperte, favorendone una maggiore concorrenza. Ed è per questo che l’azione del gruppo guidato da Verrocchi ha provocato reazioni del sindacato dei farmacisti, che ha ingaggiato contro il gruppo una dura battaglia, contestandone le anomalie e l’aggiramento delle norme, con il franchising ed il coinvolgimento dei titolari come soci della catena, che li fidelizza e ne fa condividere gli stessi utili. Una strategia fin qui vincente quella del gruppo di Verrocchi-Gance, testimoniata dalla continua crescita di fatturato e utili, lievitati negli ultimi anni, con una distribuzione più capillare, che ha creato anche una sua testa di ponte europea, in Irlanda. Una creatività distributiva, sempre più completa di prodotti, che diversifica le vendite e la clientela, oltre gli stessi farmaci. In tal senso il marketing ha dovuto adeguarsi, costituendo anche una radio, la “Chemist Warehouse Remix”, nel sistema diffuso dei network comunicativi dell’Australia, per raggiungere tutti i territori di questo immenso Paese, ma con soli 25 milioni di abitanti. Questo modello, da una parte sta facendo scuola, ma dall’ altro ha armato tutte le potenti corporazioni, mobilitando anche le loro rappresentanze politiche, nello stesso governo liberale guidato dal Premier Scott Morrison. Da qui le accuse al gruppo, di pratiche sleali, con anomale condizioni di lavoro dei propri affiliati, con stipendi più bassi dei parametri contrattuali, attivando così anche ricorsi al ” Fair Work Ombudsman”. In un recente articolo sul “The Sydney Morning Herard”, dal titolo ” La farmacia più economica d’Australia?”, il gruppo “Chemist Warehouse” viene descritto come: “l’esuberante parvenu delle farmacie australiane si è trasferita nella porta accanto. Attraverso il suo approccio senza fronzoli il gigante discount si è posizionato come il campione del popolo. La sua missione di garantire che tutti gli australiani abbiano accesso a cure sanitarie e di bellezza a prezzi accessibili”.Oggi a distanza di 20 anni dall’ inizio di questa esperienza il mercato sembra premiare l’approccio più libero, competitivo ed accessibile di beni primari come i medicinali, che generano enormi profitti nei fatturati delle case farmaceutiche, ora anche con la pandemia globale, concentrate in un potente cartello di multinazionali. Quello che risulta più complesso a livello produttivo di aprire ad una salutare concorrenza, si è riusciti, almeno in parte, oggi con una quota rilevante di mercato, con il “modello Verrocchi”. Questo imprenditore, cresciuto nella comunità abruzzese, si era laureato in ” B-Pharme”, nell’ Università dell’Australia Meridionale, partendo prima come lavoratore autonomo, per poi diventare imprenditore, introducendo nel Paese diversi marchi come “Australis”. Da lì poi inserendosi nel più redditizio mercato farmaceutico, utilizzando il diffuso modello delle affiliazioni, più che delle acquisizioni di proprietà tradizionali.