LA CANNA DEL GAS DI STEFANO MARIA CIANCIOTTA

L’11 marzo scorso il professor Stefano Maria Cianciotta ha rilasciato ad una testata on line una lunga intervista dal titolo “I no che ci portano alla canna del gas. Paghiamo mancate politiche energetiche”. Non ci saremmo presi la briga di parlarne se non fosse per un particolare importante : il prof. Cianciotta,  dal luglio 2020, è il Presidente di Abruzzo Sviluppo, la società in house che si occupa di promozione e sviluppo industriale della nostra Regione.

Centrale Turbogas del nucleo industriale di Sulmona

Nell’ intervista Cianciotta rispolvera tutti i consunti luoghi comuni sugli ambientalisti. Per lui la responsabilità della crisi energetica che stiamo vivendo è soprattutto del “fronte del no a prescindere” e “dell’opposizione ideologica alle infrastrutture”. Complice è “la politica di ogni colore che ha inseguito il consenso e ha prestato il fianco ai vari movimenti Nimby, dell’ovunque, ma non nel mio giardino”. E naturalmente “tutte le volte che l’Italia dice No, il conto che i cittadini pagano è decisamente salato”. Non poteva mancare il riferimento  alla lotta dei cittadini di Sulmona e della Valle Peligna contro la centrale di compressione e il mega gasdotto “Linea Adriatica “ della Snam.Cianciotta non si capacita del perché di questa lotta : “ voglio ricordare che di centrali di compressione in Italia ce ne sono una ventina”, e aggiunge che “ già oggi il sottosuolo abruzzese è attraversato da ben 5000 chilometri di gasdotti”. Il professore è così ricco di informazioni che prosegue: “il nostro fabbisogno è di 300 miliardi di metri cubi l’anno” e “il  46% del gas ci arriva dalla Russia”.  Poi però Cianciotta specifica che il suo  “non vuole essere un discorso contro i comitati, è legittimo aver paura, chiedere garanzie, non fidarsi davanti ad opere oggettivamente impattanti”.  Lui ce l’ha con quell’ambientalismo che “ignora”che la transizione ecologica verso le fonti rinnovabili  è un processo graduale, e questa ignoranza è dovuta ad un deficit di studio”, ad una infatuazione ideologica, ed è propria di chicontinua a ragionare con un’ottica che ci porta ad una decrescita  molto infelice”.

Centrale Turbogas area industriale di Sulmona

Al professore, che garbatamente ci dà degli ignoranti,vorremmo solo far presente che la conoscenza che egli ha del problema, non è proprio all’altezza del suo curriculum vitae (che si può trovare nella home page di Abruzzo Sviluppo). E’ talmente ben informato che sbaglia tutti i dati: le centrali di compressione in Italia non sono “una ventina” ma 13, la rete di gasdotti in Abruzzo non è di 5000 chilometri ma di 1080 km;   il consumo di gas non è di 300 miliardi l’anno ma di 76,1 mld. mc. (2021) e non ha mai superato il picco massimo di 86,392 mld. mc. (2005); la percentuale di gas che importiamo dalla Russia non è del 46%, ma del 38,2%. Tutti questi dati, se vuole, può reperirli tranquillamente sul sito della Snam. Se poi ha voglia di approfondire l’argomento può leggere il nostro studio “Snam Affair di 55 pagine, reperibile in rete e basato su dati e informazioni pubblicate nei Piani decennali Snam. Lì troverà tutte le motivazioni  sul perché da 14 anni ci stiamo opponendo ad un’opera che è non solo dannosa, ma anche inutile .  Cianciotta, per uscire dalla crisi, sposa acriticamente tutte le ricette del governo Draghi-Cingolani  : riaprire le centrali a carbone, tornare al nucleare perché nei referendum popolari “a prevalere è stata l’emotività; riattivare al più presto le estrazionidi gas dal nostro mare, bloccate dopo che sono state “additate le piattaforme di estrazione come il demonio” (i 40.000 manifestanti che nel 2015 sono scesi in piazza a Lanciano per dire no ad Ombrina Mare erano lì per fare una passeggiata?). Il professore condivide l’analisi di Draghi che, nel corso del question time alla Camera, ha affermato : “guardando i dati dell’approvvigionamento, la quota di gas russo è aumentata molto negli ultimi dieci – quindici anni. Quello che è straordinario è che è aumentata fortemente anche dopo l’invasione della Crimea”. Ma guarda un po’! E da che cosa è dipeso questo aumento delle importazioni se non dal fatto che tutti i governi di centro destra, di centro sinistra e tecnici hanno appaltato la politica energetica del nostro Paeseall’ENI? Una dipendenza che ha finanziato le aggressioni di Putin e che ha consentito all’ENI di fare enormi profitti con l’aumento delle bollette di gas e luce e che oggi si oppone a restituirne ai consumatori italiani almeno una modesta parte!

CENTRALE TURBOGAS DI SULMONA

Eppure esiste una strada per sottrarsi ai ricatti geo-politici e per far conquistare all’Italia l’indipendenza energetica. Percominciare basterebbe sbloccare 60 Gigawatt di rinnovabili e in tre anni si potrebbero risparmiare 15 miliardi di metri cubi di gas ogni anno, il 40% sulla bolletta elettrica e creare 80.000nuovi posti di lavoro. Se le rinnovabili fossero stateincrementate anni addietro, oggi ci troveremmo in una posizione meno gravosa e con notevoli benefici. La proposta non è degli ambientalisti “infatuati ideologici”, ma dell’associazione Elettricità Futura di Confindustria.  Ma forse il professor Cianciotta preferisce i sistemi verticistici, dove le decisioni vengono prese da pochi e dall’alto, tipici del settore fossile   e di quello nucleare, mentre quello delle rinnovabili è un modello decentrato e diffuso sui territori, che consente agli enti locali e ai cittadini di decidere dal basso come produrre e come consumare energia. Sarà un caso che Cianciotta, oltre che Presidente di Abruzzo Sviluppo, è anche consulente strategico del Ministero della Difesa e della Nato?

One thought on “LA CANNA DEL GAS DI STEFANO MARIA CIANCIOTTA

  • bene,il signore in parola di mestiere fa il “comunicatore”,piu’ un trasmettitore/divulgatore ,ed e’molto abile,quindi un diffusore/grancassa…che da a credere,pedate bene assestate ,e basta,o no?

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