PUNTO NASCITA, RITORNO A CASA
di Giuliana Susi – Il ritorno a casa è un momento in cui le tensioni si dissipano e le paure mutano pelle, trasformandosi in preoccupazioni tipiche dei genitori per una creaturina che si affaccia al mondo. Mentre si scrive un nuovo capitolo della propria vita. Un grazie immenso e sincero ai medici Dr. Gianluca Di Luigi e Dr. Salvatore Esposito. Non è da me, ma questa volta lasciatemelo fare un encomio doveroso a tutto il team sanitario, medico e paramedico: dalle ostetriche alle infermiere, dalle oss agli operatori dell’igiene, in particolare del reparto di Ostetricia e Ginecologia, nonché di Pediatria dell’ospedale di Sulmona, allo staff pronto e preparato della sala operatoria ed anche alla Direzione Sanitaria per quanto hanno fatto, in maniera professionale, con grande impegno e competenza, per me e il mio piccolo Matteo Loreto, senza mai far mancare disponibilità e gentilezza, nonostante la mia scelta del presidio, in origine, fosse stata altra. Ma la natura ha scelto diversamente per me, facendomi correre d’urgenza per poter far nascere il mio bimbo. Ho sperimentato di persona l’efficienza del nostro punto nascita in un momento di emergenza e professionalmente non ha nulla da invidiare a presidi blasonati abruzzesi. Eh già, lo ammetto: gli eccessivi timori per la presunta assenza di elevate dotazioni tecnologiche avevano preso il sopravvento in una, come me, che deve sempre avere tutto sotto controllo, preferendo un attrezzatissimo e rinomato presidio abruzzese, oggetto di investimenti strutturali all’avanguardia. E invece mi sbagliavo. Come quando, nella vita: l’erba del vicino è sempre più verde, pensando che il meglio sia sempre altrove e non davanti agli occhi. Esempio plastico, il mio, di come la scelta politica di voler chiudere il punto nascita abbia fatto vacillare anche me di fronte alle scelte, sottolineandone le criticità anziché i pregi. Tranelli. Ecco perchè è doveroso da parte mia poter raccontare la personale esperienza/avventura (che è poi quella di tante) contro il tempo, contro dolori e paure. Avevamo avviato un percorso complesso per preservare il sangue e i tessuti del cordone ombelicale. Tutto pronto nell’altro ospedale. Ignari noi che anche a Sulmona si svolgesse questa pratica. E invece: la direzione sanitaria rapidamente, senza pregiudizi o risentimenti di sorta, ci ha accontentati efficacemente e in fretta senza farci perdere questa opportunità. Efficienza la chiamo: la funzionalità di un ospedale, infondo, la si può vedere anche da questo. Ecco perché ho deciso di scrivere rendendolo pubblico: a volte è giusto anche raccontare gli sforzi di una buona sanità, pur contro la mia supernota riservatezza. Il desiderio è quello di far arrivare la forza delle storie della gente in alto, ai vertici di questo Governo, le sole che possano far comprendere quanto efficiente sia un punto nascita come questo. Oltre i numeri. Oltre i pregiudizi. Oltre timori. Oltre strutture e servizi. C’è grande professionalità di chi lavora il doppio e con maggiore sforzo, riuscendo ad evidenziare eccellenze presenti anche nel nostro ospedale. Sono stati grandi e io e la mia famiglia non finiremo mai di ringraziarli. Come una sorta di voglia di riscatto di un intero territorio.
Di questi tempi, poi, la pandemia caccia tutti fuori: senza il sostegno pratico dei propri cari dopo la sofferenza e le difficoltà del post parto. Contrazioni, dolori, ansie, paure, mascherine, il sunto dei miei anni che passa davanti stringato e contratto finché quel dolce visino apre le porte del cuore e di una nuova vita. Professionisti intorno che non basta ringraziare per le loro attenzioni e serietà, ma nessuna faccia amica. I papà restano fuori: tamponi, dosi, garanzie. Niente: qualcuno tempo fa poteva condividere il parto nel momento finale. Poi: rien. Alla prossima, se la situazione contagi permette. Questo un po’ in tutti gli ospedali. Ma la gioia è più forte di ogni impedimento, dei dolori e della solitudine forzata, ed è quella che ti fa alzare dal letto da sola, tra nubi di dolori fisici che intontiscono mente e corpo.
Le lacrime scendono da sole pensando a quanto siamo fortunati: stiamo tutti bene. Mamma e paffuttino hanno retto all’urto e ce l’hanno messa tutta per tornare a casa propria. Da papà. Dai nonni, dalle facce familiari. Ed è la gioia più immensa che rasserena gli animi quando si torna a casa, tra palloncini, fiocchi e confetti (pure questi anticovid: rigorosamente incartati singolarmente) che ci stanno sempre bene quando è giorno di festa. Ancora soli, ma finalmente noi tre. Benvenuto al mondo gioia di mamma e papà, buona vita piena di amore salute e libertà.
Valorizziamo quello che abbiamo già.
L’erba del vicino non è sempre la più verde.
Auguri Giuliana
Auguri ! Teniamoci stretto quel che abbiamo. Tutto quel poco che ancora c’è ! Ospedale, Tribunale e Scuole sono presidi da tutelare con forza !