IL GLIFOSATO E LA PASTA, LA CLASSIFICA DEI MARCHI PIÙ FAMOSI IN COMMERCIO
La pasta è l’alimento preferito dagli italiani e viene “costruita” con il grano, tuttavia quest’ultimo potrebbe essere contaminato dal glifosato. Sono state effettuate analisi che hanno rilevato una contaminazione da glifosato (e altro, es. micotossine) della pasta in commercio; in particolare in 7 pacchi di spaghetti sui 20 testati sono state riscontrate tracce del pericoloso erbicida. Con il grano canadese arriva anche il glifosato nella pasta italiana. I dati Istat testimoniavano che a fine 2020 l’import del grano duro dal Canada sarebbe tornato ai livelli del 2016, raggiungendo la cifra record di 1,1 miliardi di chili, su 2,5 miliardi importati.
Le analisi di laboratorio effettuate su 20 marche di spaghetti hanno dimostrato che quel carico d’oltre oceano finisce nei nostri piatti con il suo bagaglio ingombrante di erbicida, probabile cancerogeno, in 7 prodotti sono state trovate tracce di glifosato e in 6 (Divella, Esselunga, Eurospin, Garofalo, Lidl e Rummo) il grano proveniva anche da paesi extraeuropei. Per alcuni campioni il sospetto è forte ma non esiste la certezza perché la normativa sull’etichettatura consente alle aziende di poter genericamente indicare la provenienza “Ue” e/o “non Ue”. Per quanto concerne il glifosato, esso non proviene solo dall’estero, la concentrazione rientra nei limiti di legge. Oltre ai pesticidi è stata cercata la micotossina Deossinivalenolo, conosciuta anche come DON o “vomitossina”, particolarmente pericolosa per i bambini. Tutti i campioni sono al di sotto del limite di legge previsto per gli adulti (750 mcg/kg) anche se in tre casi – Garofalo, Agnesi e Lidl – le concentrazioni sono superiori al limite previsto per i bambini sotto i tre anni (200 mcg/kg): pur non essendo espressamente paste pediatriche, e quindi non costrette a rispettare quel limite più severo, sarebbe opportuno non condividerle con i più piccoli.
Di seguito riporto le analisi in dettaglio per ogni tipo di pasta.
Nell’analisi mancano altri marchi famosi. Inoltre in altre pubblicazioni precedenti quali “altro consumo” si evincono dati diversi altalenanti. Non c’è uniformità nei dati.