SANITA’ PENITENZIARIA, ALLARME LANCIATO DA NARDELLA (UIL PA)

Sui problemi della sanità penitenziaria interviene Mauro Nardella, segretario generale Uil Pa provinciale. “Sono 1300 all’anno, circa, le prestazioni sanitarie extra moenia effettuate agli attuali 400 detenuti ristretti al supercarcere di Piazzale vittime del dovere e, come noto,  tutti di estrazione mafiosa. La maggior parte di esse sono effettuate, in forza del loro accompagnamento attraverso l’utilizzo degli uomini della polizia penitenziaria, direttamente presso il nosocomio cittadino. Molte altre, invece, avvengono attraverso il trasferimento dei detenuti in altri ospedali siano essi provinciali, che regionali e finanche nazionali” afferma Nardella. “Dispiace non aver potuto sottoporre all’attenzione del sottosegretario Sileri questo tipo di tematica e, allo stesso tempo, chiedere se non era il caso di potenziare il locale nosocomio proprio per evitare il trasporto dei detenuti altrove. Cosa che produce un inevitabile sovracosto determinato proprio dalla necessaria organizzazione delle traduzioni da parte dell’amministrazione penitenziaria. Fra poco tempo i detenuti diverranno 600 e, se la matematica non è un opinione, la riserva di visite da garantire ai reclusi del carcere ovidiano aumentarà di un terzo. Tutto questo  con tutte le conseguenze annesse e connesse che una situazione del genere comporterà. Finora non ho mai sentito nessuno preoccuparsi di questo ma credo sia giunto il momento che qualcuno inizi a farlo e con seria determinazione. So che l’appuntamento che avrebbe portato la UIL PA ad interrogare il rappresentante governativo  e che era fissato per oggi è stato rimandato nelle prossime settimane” sottolinea l’esponente sindacale. “L’auspicio è che quando Sileri tornerà in terra peligna  tenga presente questo o che qualcuno glielo spieghi. Mi auguro, per questo motivo, che nel fare visita all’ospedale si faccia dare indicazioni precise proprio sul condizionamento che la presenza di così tanti detenuti ha sull’economia generale della sanità locale. Male non sarebbe evocare tra le tante possibilità quella di implementare un poliambulatorio direttamente in carcere riducendo drasticamente l’invio di pericolosi detenuti all’esterno dello stesso e, conseguentemente, l’attesa di persone, spesso molto anziane, che per ovvi motivi di sicurezza devono, ahimè, dare la precedenza alle scorte traducenti il detenuto di turno prima di trovare loro posto negli ambulatori” conclude Nardella.