CARCERE, PER LA UIL IL REPARTO COLLABORATORI DI GIUSTIZIA VA CHIUSO
La Uil Pa insiste: la sezione riservata ai collaboratori di giustizia nel penitenziario peligno va chiusa. “Mantenere insieme realtà assai contrapposte tra loro, detenuti di mafia e loro accusatori, sarebbe come trasformare l’ambiente del carcere di Sulmona in un’autentica polveriera” sostiene il sindacato. “Quello che accade in una casa di pena così stranamente impostata da un punto di vista circuitale è un po’ come mettere panetti di nitroglicerina in un contesto già di per sé traballante vista la grave carenza di personale che lo pervade e il tutto malgrado l’oramai prossimo arrivo di “rinforzi”. “Fino a dieci anni fa circa, solo per fare un esempio, i collaboratori di giustizia, impropriamente chiamati pentiti, erano gestiti da decine e decine di uomini del Gruppo Operativo Mobile, personale che attualmente sorveglia i detenuti sottoposti al regime speciale del 41bis, a fronte di pochissime unità utilizzate oggi e tutte rientranti nel quadro permanente. Quella categoria di persone cioè fatta di ultracinquantenni spesso logorati da più di trent’anni di lavoro carcerario” spiega la Uil Pa. “Era quello il tempo in cui anche aree come quella trattamentale e sanitaria erano arricchite di educatori, psicologi ed altri professionisti del campo. Operatori cioè in grado di mantenere tranquille persone che da sole valgono dieci detenuti rientranti in altri circuiti. Di reclusi con i quali si lavora costantemente sotto la minaccia di continue denunce” prosegue il sindacato. Secondo la Uil Pa, “con l’apertura del nuovo padiglione e il contestuale arrivo di ulteriori loro potenziali antagonisti, altri duecento mafiosi, la situazione non potrà che ulteriormente complicarsi. “Si prospetta un periodo estremamente difficile per il carcere di piazzale vittime del dovere ancora più difficile di quanto non accada già oggi. Eppure di soluzioni ce ne sarebbero diverse. Tra queste vi potrebbe essere quella di prevedere, così come accade in alcuni altri penitenziari italiani, carceri dedicati esclusivamente ai collaboratori di giustizia o quanto meno istituti penitenziari che non mettano insieme accusatori ed accusati. Chiudere la sezione collaboratori di Sulmona potrebbe anche portare alla soluzione della problematica legata alla logistica dedicata alle udienze a distanza, cosidette videoconferenze e, se proprio non si voglia investire in questa direzione, trasformarla in sezione femminile riservata alle detenute rientranti nel medesimo circuito Alta Sicurezza che sappiamo caratterizza in primis l’Istituto di Sulmona. L’auspicio non è che una soluzione da attuare con estrema urgenza” conclude Uil Pa.
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