PARITA’ DI RETRIBUZIONE TRA UOMINI E DONNE, PROGETTO DI LEGGE SCOCCIA-PAOLUCCI
ll progetto di legge “Disposizioni per colmare il differenziale retributivo di genere” è stato presentato questa mattina dai consiglieri regionali Marianna Scoccia e Silvio Paolucci
nella sede della Regione, in piazza Unione, a Pescara. “E’ un progetto di legge importante, ventuno articoli interamente a sostegno delle donne per cercare di superare quella differenza salariale che connota, purtroppo tutt’oggi, l’inquadramento lavorativo di uomini e donne” spiega il consigliere Scoccia. “Oggi in Abruzzo, a titolo esemplificativo, il reddito annuo medio, a parità di mansione, è di circa 13mila euro per le donne e 21mila euro per gli uomini: una condizione di disparità non più sostenibile né tollerabile: questo progetto di legge è orientato proprio al superamento delle molteplici condizioni di disparità lavorativa di genere” chiarisce Scoccia. Il progetto di legge prevede benefici e sgravi a favore delle aziende che assumeranno donne con contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato, servizi di formazione finalizzati all’acquisizione di nuove competenze da parte delle assunte, premialità per le medesime imprese, nella forma di punteggio aggiuntivo, ai fini della valutazione dei progetti presentati nell’ambito di avvisi e bandi regionali. Inoltre sostiene il reinserimento sociale e lavorativo delle donne vittime di violenza prese in carico dai centri antiviolenza e favorisce altresì l’integrazione sociale e lavorativa delle donne con disabilità senza dimenticare la conciliazione dei tempi di vita e lavoro prevedendo buoni e voucher per il pagamento del servizio di baby-sitting e per la figura del care-giver. “Queste alcune delle misure più importanti inserite in questo progetto di legge, più che mai attuale, in riferimento al quale attendo, unitamente al collega Paolucci, l’appoggio dell’intera assise regionale” conclude Scoccia.
Strano, questo mondo della politica, non solo nazionale, ma anche a livelli più bassi! Dal dopo guerra ad oggi, salvo rarissimi casi, quasi tutte le categorie e settori del lavoro hanno conquistato il diritto al Contratto Nazionale di Lavoro. Ebbene, non ce n’è uno, neppure a cercarlo nella raccolta storica del CNEL, che faccia distinzione di sesso fra i lavoratori: le tabelle retributive, dal livello più basso a quello più alto, sono ancora quelle esistenti oggi e spero lo resteranno nel futuro. Se ci sono casi di discriminazioni dipendono soprattutto dai cosiddetti “imprenditori illuminati” (si fa per dire) ai quali interessa – in gran parte delle situazioni – che la giovine lavoratrice “si impegni solennemente” (a volte anche per iscritto) a non farsi ingravidare perché, altrimenti, perderebbe il posto di lavoro! Sembrerebbe una boiata, ma nel 2021 ci sono ancora molti di questi casi. L’obbligo della “discrezione per fedeltà aziendale” (alla quale si aggiunge spesso il silenzio assenso o l’omertà dei colleghi di lavoro) prevale sul diritto alla maternità. Se vi sono casi di trattamenti retributivi fra donna ed uomo, state pur certi che la responsabilità ricade comunque e senza eccezioni su chi ha il coltello dalla parte del manico, sia esso un imprenditore che un politico che deve fare nomine come piace a lui. E poi, raggirare la legge ci vuole poco (dalla tradizione): ti danno una busta paga con l’importo giusto ma ti accreditano l’importo che vogliono loro. Non ci sarebbe bisogno di una legge per la parità retributiva, appunto, se in Italia vi fosse una classe imprenditoriale meno portata alla rapina ed allo sfruttamento della forza lavoro.