LA STORIA DELL’ABRUZZO SCUDOCROCIATO NEL RICORDO DI “ZIO REMO”
L’ex ministro e leader democristiano Remo Gaspari, si spense dieci anni fa, novantenne, il 19 luglio, probabilmente con l’amarezza di conoscere la fine di un’epoca della politica, travolta dalle inchieste di tangentopoli e in Abruzzo segnata nel profondo dall’inchiesta sui fondi Pop. Ma anche con la nostalgia della “balena bianca”, la Dc, i cui epigoni non riuscirono a raccoglierne l’eredità, dopo la sua fine, anche per effetto del sistema elettorale maggioritario, che spazzò via il proporzionale, penalizzando formazioni centriste. Può sintetizzarsi così il ricordo del professore Lucio Achille Gaspari, figlio unico dell’ex ministro, che oggi pomeriggio ha concluso con il suo intervento il convegno, coordinato dal giornalista Carlo Gizzi, dedicato al centenario della nascita del padre e al decennale della sua scomparsa. L’incontro, nel cortile di palazzo Annunziata patrocinato dal centro studi regionale “Giuseppe Bolino” e organizzato da Rino Di Fonzo, che fu stretto collaboratore dello stesso Gaspari, più volte consigliere comunale dello scudocrociato e da Giovanni Ruscitti, già capo ufficio stampa del Consiglio regionale ed esponente di spicco della Dc sulmonese, è stato un breve ma intenso excursus nella carriera ma anche nella storia personale del leader dc. Una carriera iniziata da semplice segretario della sezione Dc del suo paese, Gissi, per arrivare ad essere in più governi ministro, secondo per numero di incarichi ricoperti al solo Giulio Andreotti e sempre occupando dicasteri importanti. “Fu sempre vicino alla gente e in ogni occasione, sia a casa propria che nel momento delle ferie e nei suoi uffici, riceveva e ascoltava cittadini, con le loro necessità, mai rifiutando loro aiuto – ha ricordato Lando Sciuba, ex sindaco della città – per questa sua vicinanza solidale a tutti, accogliendo anche chi non fosse delle sue idee, Gaspari meritò l’appellativo affettuoso di “zio Remo”. “Gaspari nella sua azione politica fu sempre animato dall’amore per la terra d’Abruzzo, questo l’insegnamento lasciatoci” ha ricordato Franco La Civita, che ebbe occasione di conoscere quello che sarebbe diventato il suo leader di riferimento per sempre, quando era militante nel movimento giovanile dc. E La Civita, ripercorrendo gli anni del gasparismo, ha rammentato come anche la città di Sulmona beneficiò con il sostegno del ministro di progetti importanti come “Sulmona città d’arte” ed altri progetti occupazionali, come l’ampliamento dello stabilimento Fiat. Poi il dramma dell’inchiesta sui Pop venne a spezzare la trama di una politica che fino a quel momento aveva dato frutti all’intero Abruzzo. La Civita ha concluso lanciando la proposta di una fondazione intitolata a Gaspari, per tenerne viva la memoria. Il professore Giorgio Bolino, figlio del presidente del Consiglio regionale Giuseppe, che fu anche assessore regionale, ha ricordato i valori d’ispirazione cristiana che accomunarono l’azione politica paterna, iniziata nelle file della lotta partigiana antifascista e l’ex ministro Gaspari. Insieme furono entrambi artefici della rinascita dell’Abruzzo nel dopoguerra e del suo progresso negli anni Sessanta-Settanta. Figure della politica, con una visione non mirata al contingente ma lungimirante e di cui la società di oggi è alla ricerca perchè figure sempre più rare, come ha sottolineato il sindaco Annamaria Casini portando il suo saluto al convegno.