RIMBORSI SPESA, PER IL SINDACO DI PACENTRO SCATTA ANCHE L’INCHIESTA PENALE

Dopo l’indagine della Corte dei Conti arriva anche quella penale. Il sindaco di Pacentro Guido Angelilli è stato raggiunto da un avviso di garanzia con cui la procura del tribunale di Sulmona gli ha comunicato la fine delle indagini preliminari per la vicenda dei rimborsi spesa  non dovuti  in cui vengono ipotizzati nei confronti del primo cittadino di Pacentro i reati di truffa, falso e peculato. Gli stessi reati che la procura ha contestato all’amministratore del Cogesa, Vincenzo Margiotta finito sotto inchiesta per una vicenda analoga legata anch’essa ai rimborsi e alle note spesa incassate dall’allora amministratore unico, che secondo la pubblica accusa non erano dovute. Margiotta è stato poi prosciolto da tutte le accuse. E in quell’occasione fu proprio il sindaco di Pacentro, insieme ad altri cinque sindaci soci del Cogesa a sollecitare l’inchiesta. Daremo la nostra piena collaborazione alla procura, nella convinzione che nessun reato è stato commesso”, afferma il legale del sindaco di Pacentro, l’avvocato Giuseppe Amicarelli del Foro di Pescara, “e se qualcosa è stato fatto, è stato messo in atto nella massima trasparenza. Abbiamo piena fiducia nell’operato della magistratura”. Ad avviare le indagini nei confronti del sindaco di Pacentro è stato il Gruppo tutela del nucleo finanza pubblica dell’Aquila, coordinato dal maggiore Aurelio Soldano, già comandante della compagnia di Sulmona. Secondo le fiamme gialle il primo cittadino avrebbe presentato richieste di rimborso per un totale di oltre 20 mila euro, senza indicare le località raggiunte né gli orari di partenza e arrivo. Buona parte delle richieste di rimborso del sindaco non riportavano il numero di protocollo, erano senza la sua firma e nel caso di partecipazioni al consiglio direttivo dell’Ente Parco Majella, sarebbero state addirittura doppie. Il sindaco, sempre secondo le accuse, avrebbe percepito i rimborsi sia dal Comune che dal Parco della Majella. Questa contestazione insieme all’altro fatto accertato dai finanzieri in cui Angelilli risulta aver partecipato e firmato una delibera di giunta mentre in quello stesso momento si trovava ad Arezzo alla 36ª assemblea dell’Ance, uno “sdoppiamento” che il sindaco avrebbe giustificato solo dopo l’intervento dei finanzieri, avrebbero fatto scattare i reati di falso e truffa. Nell’inchiesta contabile insieme al sindaco Angelilli è sotto inchiesta anche il segretario generale Enrica Garofalo che Secondo avrebbe avuto   «scarsa attenzione» nella vicenda. Ma non è finta qui perché i consiglieri d’opposizione sarebbero pronti a contestare al sindaco anche la delibera sottoscritta da Angelilli insieme agli assessori Franco Pennelli e Sara Fantini  con cui la giunta ha affidato a spese del Comune, l’incarico legale per curare la vicenda giudiziaria, all’avvocato Giuseppe Amicarelli, su proposta dello stesso sindaco indagato.