LA VERITA’ SULLE BUGIE

Alessandro Lavalle – Tutti nella nostra vita abbiamo detto una menzogna, è una cosa normale. Le bugie fanno parte della nostra stessa natura. Si mente per una svariata serie di motivi: paura, vergogna, rabbia, ignoranza, pietà o compassione; tutti motivi che ai nostri occhi appaiono ragioni più che valide per mentire, senza contare che, a volte, è quasi assolutamente necessario farlo. Sorge però un problema: le menzogne ci donano – in una maniera assai particolare –  il potere di modificare, di cambiare, di manipolare la realtà; poiché mentire non è altro che la manifesta dichiarazione di veridicità riguardo un avvenimento o un fatto fittizio; ciò altera la realtà percepita dalle persone che si trovavano attorno a noi nel momento in cui abbiamo mentito.

La difficoltà nasce quando si prova a sostenere oltre un certo limite questa nostra invenzione. La realtà che viviamo, per quanto imperfetta, è l’unica di cui possiamo fare esperienza, una realtà basata sui freddi fatti e le colorate esperienze; insomma la verità, di base, si sostiene da sola perché è reale, fa parte della realtà.

Mentire, invece, è da taluni considerata una vera e propria arte, un mestiere a volte; l’abilità sta nel far vivere in un mondo fatto di realtà e fatti un concetto che è la loro antitesi, dunque sta all’artefice della menzogna bilanciare la quantità di falsità da pronunciare per far sì che questa risulti credibile nel tempo; vi è, però, un proporzionalità diretta tra la complessità della menzogna e la difficoltà nel mantenerla apparentemente vera: esistono bugie sciocche che sono facili da nascondere, altre più articolate che dimostrano non poca asperità per farle passare come verità; infine, tralasciando le bugie troppo palesi, si incappa in quelle che nonostante il nostro impegno per celarle, la quantità di variabili (a noi sconosciute) da tenere a mente per la completa realizzazione di queste sono troppe, almeno tante quante solo le conseguenze inaspettate che inevitabilmente incontreremo: sono, dunque, bugie che non riescono a stare in piedi.

Nell’arco della nostra vita, ahimè, non si può campare solo di verità; mentire risulta necessario se non addirittura obbligatorio alcune volte; vista l’importanza di questo ambiguo concetto nelle nostre vite, l’unica strada per attuarlo, riducendo al minimo possibile le conseguenze negative, non sta nel fabbricare una menzogna, bensì nel celare una parte di verità.

La verità si sa è spesso e volentieri scomoda, almeno una parte di essa; nascondendo agl’occhi dei nostri interlocutori quella parte poco gradita ecco che nasce una pseudo-bugia a prova di fallimento. Questa nuova proto-menzogna non racconta il falso, bensì non narra tutto il vero; la differenza sta nel fatto che basandosi essenzialmente sulla verità, risulta generalmente inattaccabile da ogni fronte.

La verità sulle bugie è che, come ogni cosa umana, non sono né buone ne cattive: è l’uso che ne facciamo a discernerle, a schierarle. Vivere di solo di menzogne come solo di verità deforma l’individuo poiché noi esseri umani viviamo di tutto fuorché di assoluti; bisogna adoperare la via di mezzo, ponderare le due facce di questa dialogica medaglia mescolandole l’una all’altra. Una verità relativistica, nei limiti del razionale, è la via per una vita equilibrata; ben distante sia dalle conseguenze di una menzogna spudorata che da quelle di una verità zelante.