IL SINDACO DI CASTEL DI SANGRO COME NIKITA KRUSCIOV
Luigi Liberatore – Qualcosa non va. Non si è ancora dissipato nulla della luna di miele ultradecennale tra il sindaco e la sua città, tuttavia cominciano ad apparire alcune crepe. Angelo Caruso, primo cittadino di Castel Di Sangro, ha alzato i toni contro i suoi amministrati per colpa dei cui comportamenti ha visto salire il livello di attenzione della comunità scientifica anti Covid. Il Comune di Castel di Sangro è entrato in zona rossa, o almeno in uno di quei “gironi” indefinibili, secondo la nuova scala cromatica nazionale, tra l’arancione e il rosso. Io penso che abbia venduto l’anima al diavolo pur di tenere i castellani fuori dal pericolo pandemico, e che il diavolo stesso, ritenendosi gratificato, abbia compensato Caruso tenendo lui stesso e la popolazione al riparo della “influenza” malefica di questo anno. Negli ultimi dodici mesi la città e perfino i territori contigui sono stati protetti dalla siepe costruita con abilità e abnegazione dal sindaco, che ricordiamo è anche presidente della provincia dell’Aquila; c’è stato un rispetto quasi monastico da parte della gente alle ordinanze emesse da Caruso dalle cui intese è scaturita la sensazione che tutta l’area potesse rimanere isola indenne. Così è stato per mesi e mesi, al di là di insignificanti vicende dovute a isolati e scellerati comportamenti individuali. Quel trend rassicurante è mutato; l’Altrosangro è entrato in un’area critica e in essa sospinto da un allentamento generalizzato delle relazioni che pare sia dovuto soprattutto dalle attività commerciali. Non quelle di generale e largo consumo (alimentari, farmacie, abbigliamento) quanto piuttosto della somministrazione. Noi non abbiamo elementi per sostenere questa o altra tesi, sappiamo tuttavia che il sindaco Angelo Caruso ha assunto posizioni dure e che riusciamo a comprendere perché sono rivolte alla tutela della salute di noi tutti. Ci è chiaro invece che Castel di Sangro ha una esposizione al Covid davvero preoccupante. I toni alti del primo cittadino ci ricordano per modi e “altezze” quel famoso intervento all’ONU di Nikita Krusciov nell’ottobre del 1960 che per farsi sentire si tolse le scarpe per batterle sul tavolo. Auguriamo a Caruso stessa fortuna.