PESCOCOSTANZO E DI JULLO UN BINOMIO DI ECCELLENZE

di LuigiLiberatore – Si diceva un tempo che la giacca e la cravatta facesserol’uomo. In uno con la pancia. Ci fa un po’ rabbia che luiporti ancora in dote solo lo splendore di giacche e cravatte, meno che la pancia. No. Quella, in verità, non l’ha mai avuta, né da giovane, tantomeno adesso a settantesei anni. Il fisico è asciutto, come quello dei suoi cavalli i cui disegni adornano le gallerie più famose di Roma, Siena e New York. Per noi è rimasto però il professore di disegno, il maestro Roberto Di Jullo, forse perché abituati a vederlo da mezzo secolo tra le montagne del Molise e l’Abruzzo con la battuta pronta e quel baffetto a manubrio che presumiamo abbia fatto impazzire tante donne. Minuto e scattante, ora come allora, sempre presente in quella “botteguccia” di Pescocostanzo con lo sguardo saettante come i colli dei suoi cavalli. Ci sentiamo a disagio solo al tentativo di aggiungere qualcosa alla sua arte che i migliori critici, nazionali e stranieri, hanno valutato in anni e con dovizia di particolari, e per di più con un linguaggio lussureggiante. Per chi volesse conoscere meglio il maestro Di Jullo non si rivolga a noi, facesse invece una veloce ricerca su Google e resterà certamente inondato da una letteratura cresciuta su quel grande maestro d’arte peraltro di corporatura minuscola. A noi non resta che fare un parallelo tra Pescocostanzo, uno dei borghi più belli d’Italia, e lui, riflettere cioè su un aspetto semplice quanto umile, se sia cioè solo il caso a far incontrare le cose belle.Pescocostanzo racchiude in sé una grazia unica, è semplicemente un paese delizioso con quei palazzi in pietra bianca “addomesticata” da mani sapienti; d’altronde anche la basilica di San Pietro porta in qualche suo tratto il segno esperto degli scalpellini di Pescocostanzo. Patria di filosofi, come Ottavio Colecchi, un padre domenicano insegnante di matematica e filosofia in Russia, e di filologi di pregio elevato, come Francesco Sabatini, linguista e presidente dell’Accademia della Crusca. Dove poteva finire Roberto Di Jullo? A Pescocostanzo, appunto…, dove i suoi cavalli irrequieti sono liberi di scalpitare.

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