PINGUE (ITALIA VIVA) A DIFESA DEL CENTRO DI AGGREGAZIONE GIOVANILE

“L’ultimo ricordo risale a circa due anni fa. Il centro giovani era affollato, avevano organizzato due dibattiti a distanza di poco tempo: il primo sulla questione del Gasdotto, l’altro sulle “cronache della restanza”.  C’era fermento: un pezzo di città che si fermava a discutere di compatibilità ambientale e di resilienza giovanile nei nostri territori, così dannatamente belli, ma così aspri per noi giovani di oggi. Il genio che ha prodotto quella nefandezza di post usando la pagina istituzionale del Comune per dileggiare quel centro sappia che in molti hanno amabilmente sorseggiato una birra in quelle sere, me compreso, discutendo del restare nei nostri luoghi e soprattutto del “come” restare”. A parlare è Fabio Pingue, capogruppo consiliare di Italia Viva. “La tematica dei giovani, dicono. Da quando sono tornato in città, ne ho sentito solo “dire”. Un abuso di parole, ma nel frattempo non si è stati in grado di correre per mettere in sicurezza le scuole e tutelare  la popolazione studentesca; e guardate ora come sono ridotti gli impianti sportivi, che un tempo erano una ricchezza importante per Sulmona; provate a contare quante realtà sportive sono morte e quante rimaste. Forse è il caso che si aprano gli occhi e ci si renda conto che il mondo va da una parte e la nostra città dall’altra” continua Pingue. “Mentre il Presidente Draghi pone con gravitas la necessità di ricostruzione di un patto intergenerazionale come prospettiva vera di rilancio del paese, nella nostra città si chiude il centro giovani. Il mondo di fuori le mura parla di innovazione e di transizione ecologica, dentro le mura c’è un’opinione insistente che inneggia alla chiusura delle scuole; il mondo fuori dalle mura si prepara ad affrontare un mercato del lavoro completamente rinnovato, dentro le mura c’è una opinione consolidata per cui il consenso politico si persegue ancora con le liste di attesa presso società pubbliche; il mondo fuori le mura affronta la sfida di una riforma profonda del ruolo delle istituzioni, dentro le mura le istituzioni si prestano a squallide scaramucce di parte, continuando a scavare il solco dalle loro incolmabile distanza dal mondo reale. Sono stato additato per la mia ambizione, come fosse da condannare chi non è disposto rassegnarsi a fare la questua al potente di turno. Rivendico, per me e per tutta la popolazione giovanile del nostro territorio, il diritto alla voglia di emergere, di trovare il proprio spazio, di darsi una possibilità di affermazione e crescita” osserva il capogruppo Iv. “Sono  ambizioso, sì, come vorrei lo fosse il nostro territorio. Di una sana ambizione che richiede a  uomini, aziende, amministrazioni e sistemi sociali di competere per produrre visione e innovazione, di mettersi in gioco, in tutto e per tutto, con l’obiettivo di migliorarsi e di creare ambienti di vita stimolanti, dove il fermento culturale e sportivo possano trovarsi realizzati e creare, insieme alle scuole, una solida e poliedrica rete di  occasioni formative per le nuove generazioni. Condannate pure la mia ambizione e quella birra bevuta al centro giovani. Io resto da questa parte della barricata. Insieme a quel bel pezzo di città che si interroga su “come” far restare qui i giovani e tutta la preziosa ambizione” conclude Pingue.