E SE TRA SALVATI E DI MASCI VINCESSE IL BON TON ?.…
di Luigi Liberatore
Le elezioni comunali a Sulmona si aprono sotto i peggiori auspici. Se la campagna elettorale già di per sé nasconde insidie e tensioni pronte a moltiplicare insofferenze personali e di gruppo in un ambito di competizione che da molto tempo ha dimenticato i confini della dignità dialettica e sempre più spesso straripa nel confronto truce, pensiamo ai contorni che potrebbe assumere se alcuni protagonisti dovessero partire con querele e controquerele in atto. E’ facile intuire subito la piega che prenderebbe la sfida tra tali concorrenti la quale da semplice contesa politico-amministrativa finirebbe per approdare in un campo già giudiziariamente compromesso. Con un paio di limiti ulteriori: gli attori finirebbero per trascurare il senso della rivalità politica lasciandosi travolgere dai risentimenti personali, mentre gli elettori verrebbero fuorviati da messaggi estranei alla sfida o comunque influenzati da aspetti avulsi dalla lotta per il Comune. Questa fattispecie, si direbbe con linguaggio leguleio, sembra calarsi su due (presumiamo) protagonisti delle prossime elezioni comunali a Sulmona, cioè Roberta Salvati e Bruno Di Masci, entrambi avviluppati in un intreccio giudiziario che ne potrebbe compromettere perfino la candidatura nei rispettivi gruppi politici. Dell’ex sindaco di Sulmona, Bruno Di Masci, conosciamo vita, opere e intemperanze…! Caratteraccio il suo, un temperamento che spesso gli ha impedito di coltivare quella che in politica è un’arte: la mediazione. Tuttavia il suo animo è gentile a dispetto di un eloquio che spesso lo tradisce. Roberta Salvati ci appare delicata e allo stesso tempo orgogliosa, tanto intransigente però da dimenticare che i sentieri della politica sono lastricati da brutte parole che spesso enunciano belle intenzioni. Dal nostro modesto osservatorio riusciamo a intuire che sia Roberta Salvati che Bruno Di Masci possano offrire un solido contributo di idee per la soluzione dei problemi amministrativi e politici della città di Sulmona, a condizione che escano da quella trappola giudiziaria che non riuscirà mai a indicare chiaramente offese arrecate o torti subiti. De minimis ne curat praetor, si diceva un tempo. Ed è il tempo del bon ton diciamo noi, cioè della riconciliazione che se non è del tutto appagante almeno è utile ad entrambi.
Di tutto il servizio, la parte più corretta è il rimando alla decisione del giudice sulla vicenda