TERZA ONDATA COVID, IL PROFESSORE GRIMALDI: TUTTO DIPENDE DAI NOSTRI COMPORTAMENTI

Fa paura l’arrivo della prevista terza ondata del coronavirus. Ma la paura può e deve essere superata se ognuno di noi sa attenersi alle regole di precauzione e prudenza. Il resto, come polemiche e insofferenza, bisogna lasciarlo da parte, se si vuole il bene di sè stessi e degli altri. Solo così l’ondata, che porterebbe altri guai, può essere evitata. ”La terza ondata dipende solo ed esclusivamente da noi, dai nostri comportamenti, dal rispetto delle regole. Non è il caso di abbassare la guardia, come si è visto in Gran Bretagna, il virus è più contagioso e non è escluso che sia presente anche in Italia. Se si rispetteranno le misure di prevenzione e si procederà alla vaccinazione della popolazione, potremo uscire da questo tunnel”. A parlare è il primario del reparto di Malattie infettive dell’ospedale dell’Aquila, Alessandro Grimaldi. “Nei primi sei mesi dell’anno dobbiamo tenere alta la guardia, molto dipenderà dalla velocità con cui si riuscirà a vaccinare la popolazione” spiega l’infettivologo. “Con il freddo aumenteranno le malattie respiratorie, per il vaccino dobbiamo aspettare qualche mese perché l’impatto attuale, essendo poche le somministrazioni, non produrrà effetti. Tra febbraio e marzo si avranno effetti sulla popolazione vaccinata, cioè personale sanitario e anziani nelle Rsa – prosegue il medico – Siamo in una fase molto delicata, non possiamo cantare vittoria nonostante i vaccini siano uno strumento straordinario, ma nei primi mesi si vedranno in categorie limitate e quindi ci saranno meno contagi nel mondo della sanità e nelle Rsa”. “Per poter cominciare a intravedere la luce bisogna raggiungere l’immunità di gregge di almeno il 70 per cento della popolazione. Bisogna avere molta prudenza, non è il momento di abbassare la guardia, indossare le mascherine, rispettare il distanziamento sociale e rispettare tutte le regole per evitare contagi. Una ripresa veloce durante le vaccinazioni renderebbe più complessa la campagna. Avremmo infatti una pressione troppo alta sulle strutture ospedaliere già impegnate in milioni di somministrazioni” conclude Grimaldi.