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IL DIARIO DI SOLIMO: 13 DICEMBRE 1294, LA GRAN RINUNCIA

di Fabio Maiorano
Incoronato all’Aquila il 29 agosto 1294, ai primi di novembre papa Celestino V è a Napoli, nella residenza di Castelnuovo, prigioniero del re e ostaggio inerme nelle mani di avidi cardinali; è in questa triste e tormentata solitudine che matura la decisione dolorosa di rassegnare le dimissioni nel Concistoro del 13 dicembre, con atto di rinuncia approntato con ogni probabilità da due riconosciuti esperti di diritto canonico, i cardinali Guglielmo de Longhi e Benedetto Caetani; quest’ultimo gli succederà sul trono di Pietro col nome di Bonifacio VIII. Sono trascorsi appena cinque mesi e otto giorni dall’ascesa sul soglio pontificio e il “papa senza chiesa”, ma anche “sovrano senza regno”, torna ad indossare le umili vesti di Pietro del Morrone, l’eremita. Nella cattività di Napoli, si è reso conto
che ormai è solo, abbandonato da tutti: Carlo II ha ottenuto quanto voleva, mentre con la nomina dei sette cardinali francesi – con cui aveva consegnato di fatto il sacro Collegio e le sorti della Chiesa nelle mani dell’angioino – Celestino aveva finito per inimicarsi sia le potenti famiglie romane, che vedevano ridimensionate, se non compromesse, le proprie mire di potere, sia lo stesso cardinale Caetani, già in rotta di collisione con Carlo d’Anjou
fin dai tempi del conclave di Perugia dove, con forza, aveva rivendicato l’autonomia della Chiesa dalle ingerenze esterne, in primis da quelle dell’angioino. L’auspicato avvento della Ecclesia Spiritualis guidata dal papa angelico
e il possibile avverarsi della profezia di Gioacchino da Fiore erano durati soltanto un breve ma forse irripetibile lasso di tempo; e forse lo stesso Celestino dovette riconoscere che il mondo e la Chiesa non erano ancora pronti a
una trasformazione profonda e radicale.

Un commento su “IL DIARIO DI SOLIMO: 13 DICEMBRE 1294, LA GRAN RINUNCIA

  • Per quale ragione l’autore scrive il nome del re in italiano “Carlo” e il cognome in francese “d’Anjou”?

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