IL DIARIO DI SOLIMO: 12 DICEMBRE 1790, IL PALAZZO CONTESO
di Fabio Maiorano
Stranamente e inaspettatamente, verso la fine del Settecento gli amministratori della Casa Santa dell’Annunziata rivendicarono la proprietà dell’omonimo palazzo che fin dal Quattrocento era stato sede, per una buona parte, della Magistratura della Città, dunque era stato nel possesso e nella giurisdizione della Municipalità. Già questa considerazione sarebbe stata sufficiente a vanificare ogni altra pretesa ma, per non lasciare nulla d’intentato, il Consiglio Generale del Comune, riunito d’urgenza il 12 dicembre 1790, deliberò di rivolgersi al re Ferdinando per dimostrare la proprietà di una porzione del palazzo, ben distinta dalle pertinenze della Casa santa «
quantoché in più luoghi ab immemorabili vi sono le Arme della Città distintamente e separatamente da quelle del Luogo Pio, e da circa tre secoli lo ha sempre pacificamente posseduto, tanto che vi si conteneva l’Archivio e per il passato si celebravano le pubbliche risoluzioni e Consigli, e se si vanno bene ad esaminare le cose, il fondaco di sotto, che in oggi relativamente si possiede dalla Chiesa, osservansi le Arme si rileva che metà ad essa Chiesa s’appartiene metà alla nostra Città». Al riguardo delle pubbliche adunanze dell’Universitas, così nel Seicento scriveva lo storico Emilio de Matteis: «Annesso alla Chiesa è un nobile Palazzo, parte del quale serve per uso de Governatori,
et un’altra parte si tiene dal Magistrato della Città, la quale have in esso l’antico Archivio delle sue scritture con l’armi e guarnimenti della giostra». A lato della trifora, sulla porta dell’horologio, troneggia lo stemma civico che di norma “marcava” le proprietà immobiliari e finanche le mandrie; se poi si rileva che non esiste traccia di vendite o cessioni a favore dell’Annunziata, è da presumere che le ragioni della municipalità ebbero la meglio. Cent’anni dopo, la Casa Santa dell’Annunziata presentò il progetto per la costruzione della scalinata esterna del palazzo; il Comune l’approvò all’unanimità «considerato che l’opera sarà di decoro per il paese (…) salvo restando tutti i diritti del Comune sulla comproprietà del Palazzo monumentale innanzi al quale si esegue la suddetta opera»: era la primavera del 1888.