COSPA: L’AGRICOLTURA IN ABRUZZO E’ MORTA, “FUNERALE” DAVANTI ALL’EMICICLO REGIONALE

Saranno circa quattrocento i cacciatori e agricoltori che scenderanno in piazza martedi prossimo, 15 dicembre, per denunciare il grave stato di precarietà e abbandono nel quale la Regione ha ridotto il comparto dell’agricoltura. La manifestazione era stata già indetta per il 2 dicembre scorso e poi rinviata. La manifestazione con una bara, nella quale si collocherà il presidente del Cospa, Dino Rossi, segno della “morte” del comparto agricolo, esprimerà la protesta degli operatori del settore contro il governo regionale. “Assistiamo ad un silenzio assordante da parte delle istituzioni ed in particolare da parte dell’assessore regionale con delega agricoltura e caccia, Emanuele Imprudente, come parlare ad un muro di gomma, tanto da soprannominarlo l’omino Michelin. Non abbiamo più fiducia verso l’assessore Emanuele Imprudente, in quanto già recidivo per il piano faunistico venatorio, lavoro immane un per raccogliere informazioni su tutta la regione per chiedere le modifiche da apportare firmato da quasi 100 squadre, approvato tal quale non riduce il numero degli ungulati e una volta giunto in regione il documento è stato cestinato” scrive Rossi. “Stranamente si anticipa la zona arancione solo per i commercianti e si lascia indietro come sempre l’agricoltura in preda ai cinghiali, cervi caprioli e lupi” continua. “La manifestazione si svolgerà pacificamente davanti al palazzo dell’Emiciclo con bara e manifesti con su scritto: è venuta a mancare l’agricoltura abruzzese, non per il covid19 ma per la latitanza della politica di ogni appartenenza, supportato dalla massiccia partecipazione delle associazioni animaliste e ambientaliste, agenzia delle riscossioni, accanimento ispettorato del lavoro i costi di gestione arrivati alle stelle e i nostri prodotti invenduti per l’emergenza sanitaria.” I parenti sopracitati” sono contenti di aver tutelato gli animali a discapito di chi produce cibo per la comunità. Si sbraita tanto per i prodotti OGM, in Italia severamente vietati, costretti ad acquistarli perché i nostri raccolti genuini, non Ogm, vengono divorati dagli animali che queste associazioni tutelano con ricorsi al TAR a carico della collettività. È ora che iniziano a pagare di tasca loro i ricorsi e il mangiare per i loro animali che tanto proteggono, invece adesso tutto a spese della collettività ed in primis dall’agricoltura” spiega il presidente Cospa. Nell’ambito della manifestazione verranno riconsegnati buona parte dei registri di battuta al cinghiale direttamente nelle mani dell’assessore. “Noi cacciatori agricoltori siamo stufi di subire senza poter reagire, sempre a servizio della regione a fare i censimenti ed addirittura violare anche la legge per l’utilizzo dei visori notturni sulle carabine, autorizzati dalla regione Abruzzo, nonostante la legge nazionale lo vieti. Quindi la problematica cinghiale da oggi in poi, se la risolvessero in ambito regionale con i loro dirigenti, in quanto noi agricoltori e cacciatori siamo i veri principali attori volti alla tutela dell’ambiente, con il nostro lavoro dei campi e al contenimento degli animali sempre più verso un disastro sanitario e un attacco continuo alle nostre colture. Se non si riapre la caccia al cinghiale ci saranno 50.000 capi in più da sfamare facendo i conti sui dati riportati dalla Regione” osserva Rossi. “Gli animalisti spesso danno la colpa dei cacciatori per la reintroduzione dei cinghiali, allora noi chiediamo a queste associazioni ambientaliste: chi ha rintrodotto i cervi, caprioli, istrici e lupi, visto che erano scomparsi da centinaia di anni e non considerati più autoctoni?  Tutti questi animali sono a carico dell’agricoltura con ingenti danni che molte volte gli agricoltori non denunciano per la farraginosa macchina burocratica e quando arrivano i risarcimenti dopo anni sono irrisori. Non molleremo fino a quando non avremo rassicurazioni ufficiali da parte della politica abruzzese per il prolungamento della caccia al cinghiale fino al 10 febbraio con la possibilità di spostarsi dal comune di residenza per consentire la battuta di caccia. Si chiede lo spostamento dal proprio comune anche per i nostri amici amanti di cani da ferma di poter esercitare la caccia al fuori dei comuni in quanto non sono veicoli di infezioni visto che cacciano a singolo, il cane non è veicolo di infezione” conclude Rossi.

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