“NOI” E “LORO”

di Alessandro Lavalle

Il darwinismo sociale non è stata una grande scoperta, bensì una grande affermazione: la legge del più forte domina la società; o almeno così può sembrare. Questa regola che ci teniamo così ben stretta non è nient’altro che un prodotto dell’omertà: non tutti credono così ciecamente che questa sia la verità effettiva del mondo, solo una piccola parte di noi la usa a discapito degli altri, eppure quell’unica effettiva minoranza non vive solamente spinta da questa legge di natura ma anche e soprattutto sulle spalle del nostro titanico silenzio.

Quanti e quali soprusi dovremo ancora subire dai fruitori di questa legge barbarica, prima di accorgerci che il modo più semplice per annullare il loro così apparentemente indissolubile dogma è ripagarli con la loro stessa moneta?

Da dove proviene esattamente questa nostra tendenza a cullarci in questa legge spietata?

E’ dall’invenzione del fuoco, del concetto di tribù, di famiglia perfino, che l’uomo si riunisce in gruppi; lo fa per una serie di ragioni sia strategiche che empatiche: fare gruppo ci dà forza e ci rassicura. Tuttavia l’altro lato di questa meravigliosa caratteristica umana è intrinseco come la socialità stessa: il gruppo porta al discernimento, il discernimento alla gerarchia e la gerarchia porta, inevitabilmente, al conservatorismo. Il potere è nato con la società e non potrà mai dividersi da essa, da che mondo è mondo perfino in una società anarchica si troverà qualcuno con più potere di altri, e quella persona farà qualsiasi cosa per garantire che quel potere rimanga nelle sue mani, per fare in modo che la gerarchia da lui creata non venga modificata. La sua paura di perdere la staticità della sua piramide sociale si condensa nel nuovo: ogni cosa o persona che è nuova, estranea alla gerarchia originale, viene vista come un pericolo; un pericolo che va arginato o, nel peggiore dei casi, distrutto. Si tende a vedere il nuovo come una minaccia perché, nella quasi totalità dei casi, non si riesce a comprenderlo. Anni e anni di conservatorismo hanno portato ad un profondo odio per il nuovo, per il diverso, per il para doxa: le persecuzioni, la schiavitù, l’apartheid, l’omofobia e perfino l’olocausto sono tutte deturpazioni commesse in nome di quella legge di natura; violenze di natura sia fisica che verbale che vengono perpetrate di pari passo con il nostro silenzio. Una sorta di bullismo su scala nazionale o perfino globale e con metodi di oppressione talvolta brutali.

Esiste, però, un metodo per sminuire queste persone retrograde; un metodo che nella sua semplicità può essere applicato in ogni situazione in risposta ad ogni tipo di oppressione: partendo dal presupposto che questa discriminazione viene effettuata da persone che traggono sostegno e approvazione dalla nostra indulgenza, l’unica maniera per annullare la loro mattanza è farle sentire esiliate, ripagarle con la stessa discriminazione con cui trattano quelle, da loro tanto odiate, minoranze. 

Ma attenzione: dal male non si genera altro che male; il fuoco non va combattuto col fuoco, ma bensì usando contro di loro quella stessa indifferenza che li rende così forti.

E così queste persone, che ancora dopo secoli si appoggiano al darwinismo sociale, vanno distanziate dal resto della specie umana, vanno emarginate poiché sono loro l’unica e vera minoranza senza diritti, sono loro le persone distanti dalla normalità, distanti dalla definizione stessa di esseri umani; una definizione che si basa sull’empatia e sull’amore piuttosto che su quella da loro così idolatrata legge di natura, una legge secondo cui solo il più forte merita di sopravvivere.

Questa allontanamento sociale non è solo giusto, ma anche necessario: cercare di dialogare con questi bruti e di portarli ad una visione più tollerante esita sempre in un vano tentativo; ciò rende questa emarginazione non solo una punizione, peraltro non necessariamente a tempo indeterminato, ma anche uno strumento di insegnamento: si insegna ad accettare un doxa più inclusivo, un doxa universale che comprende tutti; si insegna, anche se pare un paradosso, ad accettare l’umanità, ad accettare l’amore, che è l’unica vera legge del mondo, di qualunque colore o genere sia.

Se rimuoviamo la nostra approvazione silenziosa, se tronchiamo questo silenzio facendoli rendere conto di chi e cosa stanno facendo, garantiremo non solo il supporto ai vessati, ma anche l’annichilimento degli oppressori perché privati della loro arma originaria principale: il disagio creato da questa interruzione del flusso omertoso, annullerà la loro forza e cancellerà quella legge animale una volta e per sempre dal contesto sociale.

Dunque per vincere bisogna saper amare il diverso, bisogna imparare ad abbracciare il nuovo, ripudiando l’odio non con l’indifferenza, ma con una sostanziale presa di posizione che con mano ferma traccia la linea di confine tra “loro” e “noi”.  

4 thoughts on ““NOI” E “LORO”

  • VERSIONE CORRETTA
    Ecco, il grande e stimato Prof. Mario Setta, dimostra in queste sue sintesi ( e mi permetto di dirlo con estrema umiltà) di essere di pensiero tendenzialmente più luterano che non cattolico. Per essere brevi nella compatibilità di un commento,
    Il problema di adeguamento e recepimento dei dogmi.
    La libera autonoma interpretazione delle scritture.
    La imputazione alla Chiesa di configurarsi come un’organizzazione a base commerciale-economica, fondata sul principio d8 compra-vendita. -si acquistano clienti e si vendono sacramenti-(Lutero la vendita delle indulgenze)
    imprigionando con questa visione il Cristianesimo nelle strutture ecclesiastiche che offrono ai loro fedeli grazia e salvezza, mediante i sacramenti, tradendo in questo modo il messaggio universale di Cristo ,
    -sono nel loro insieme concetti già ben trattati e sviluppati da Lutero e che reggono il fondamento teologico della sua rispettabile dottrina ,generata e diffusa nella stessa originaria regione del mondo dove, per mentalità , il pensiero congiunto di Friedrich Engels e Karl Marx escogitò la ideologia comunista.
    Ora come il più famoso ex monaco agostiniano, anche Setta denota negativamente in Sant’Agostino quel particolare senso di superiorità maschilista nei rapporti con le donne,se non cita mai neanche il nome della sua sposa e madre di suo figlio Adeodato.
    Certamente non è una nuova ed originale propensione della sua personalità, ma si deve intendere come radicata abitudine sociale del mondo in cui è nato ed è vissuto, se in quelle civiltà di quelle diverse latitudine già poco prima conosciamo, Tertulliano, ( additato, anche da Vescovi Italiani di feroce misoginia ancor peggio che Schopenhauer, l’ unico filosofo tedesco che non sembra tedesco, apparendo Pelagio certamente britannico) che assolutamente raccomandava il velo alle donne ,la verecondia ed il ritiro in una vita igienicamente morigerata,tal tanto che’, queste disposizioni culturali vennero trovate già confezionate dall’islam quando arrivo’ in quei luoghi, se trapassate pressoché identiche nei successivi insegnamenti della teologia islamica.
    Ora il Nord Africa è a stretta influenza di aree di pensiero più drastico se ; e fossanche perché vivono in un ambiente mediamente più caldo, lo stesso che per gradi centigradi viene creato artificialmente nei laboratori di biologia per la proliferazione dei batteri; addirittura i sapienti del tempo
    hanno imposto alle donne il lock-down nella parte interessata ,anche con sbrigative pratiche chirurgiche che tanto scandalizzano i benpensanti della sinistra occidentale ora che hanno a disposizione una nuova medicina che padroneggia gli antibiotici i vaccini e gli antivirali.

    Come erroneamente ritiene Mario Setta
    -Per Agostino la pena del peccato originale consiste nella concupiscenza, la libido, un retaggio pressoché impossibile da dominare. La libido non è solo degli uomini, ma anche degli animali, al momento del congiungimento maschio-femmina.-
    Poi
    Non può che essere strano, irrazionale che Dio abbia voluto punire alla stessa maniera uomini e animali, maschi e femmine-

    Anche Ovidio negli Amores si lamentava se la madre lo ha messo uomo in cotale mondo così lasciandoci iscritto:
    Sumite in exemplum pecudes ratione carentes; turpe erit, ingenium mitius esse feris. non equa munus equum, non taurum vacca poposcit; non aries placitam munere captat ovem. sola viro mulier spoliis exultat ademptis,
    Quindi ,è vero che la libido non è solo degli uomini ma anche degli animali, ma per irrazionalità non di Dio, con diversa frequenza, una scimmia ( anche se Ovidio si riferisce a vacche pecore e cavalle perché le scimmie sui monti peligni non ci vengono) non risulterebbe un grande veicolo di trasmissione sessuale per una malattia epidemica, perché si dispone di schiena ad un unico maschio di passaggio quell’unico giorno della stagione che è nella facoltà naturale di recepire la fecondazione per partorire e riprodurre la discendenza secondo la più lineare logica della continuazione. Perciò Sant’Agostino con sincera non astratta e condivisibile posizione, può ritenere la concupiscenza come una prima origine di un male.
    Oltre ciò, esiste già una “Metafisica del Serpente” attribuita precedentemente già ad Aristotele, tanto che ,è proprio il serpente creduto, il principe della metafisica, e, per questo”enigma come la morte” Setta,(e mi dispiace) da Delfi a Nietzsche ,da buon peligno poteva citare anche la reptazione di Esculapio che della metamorfosi ci ricorda Ovidio nel XVº libro, e , se nelle scritture è lo stesso il serpente rinomato come l’animale più astuto, è trasmigrato in Roma “secondo l’ordine della Metamorfosi” esattamente prima del Dio Unico che in ultimo prefigura Ovidio nella sua opera immortale.
    Oltre , la differenza culturale che vedo io tra ” i due coetanei” , è che in ogni enciclica con il quale si rivolge ai fedeli,il Santo Padre, non può non fare continui , e di gran lunga più che altri ,frequenti riferimenti , a San Tommaso d’Aquino, quando invece sembra completamente assente e sconosciuto nella formazione di Setta ciò che è il massimo pilastro che regge in assoluto la dottrina evoluta di questa Nostra Religione, se ,la Nostra ,è la Chiesa della fede ragionevole, tantoché ben oltre il giusto amore spirituale, la volontà di Francesco, proprio in Assisi in questi giorni, sta sollecitando impegni e studi per una nuova più equa economia che produca giusto e concreto lavoro per le nuove generazioni,,,,,secondo i vecchi concreti ritornelli di Celentano.

  • Chiedo scusa, se il commento lo mantenete per la lettura allora lo dovreste sostituire con la versione corretta che è più comprensibile, altrimenti si può togliere.grazie.

  • Mi scuso ho postato per errore in questo articolo una brutta copia di un commento , nel caso si può togliere, grazie.

  • Ecco, il grande e stimato Prof. Mario Setta, dimostra in queste sue sintesi ( e mi permetto di dirlo con estrema umiltà) di essere di pensiero luterano e non cattolico. Per essere brevi nella compatibilità di un commento,
    Il problema di adeguamento e recepimento dei dogmi, la libera autonoma interpretazione delle scritture, la imputazione alla Chiesa di configurarsi come un’organizzazione a base commerciale-economica, fondata sul principio del compra-vendita. -si acquistano clienti e si vendono sacramenti-(Lutero la vendita delle indulgenze)

    imprigionando con questa visione si è creato il Cristianesimo nelle strutture ecclesiastiche che offrono ai loro fedeli grazia e salvezza, mediante i sacramenti, tradendo in questo modo il messaggio universale di Cristo -sono- concetti già ben trattati e sviluppati da Lutero e che sono stati il fondamento teologico della sua rispettabile dottrina ,generata e diffusa nella stessa regione del mondo dove, per mentalità , il pensiero congiunto di Friedrich Engels e Karl Marx escogitò la ideologia comunista.
    Ora come il più famoso ex monaco agostiniano, anche Setta denota negativamente in Sant’Agostino quel particolare senso di superiorità maschilista nei rapporti con le donne,se non cita mai neanche il nome della sua sposa e madre di suo figlio Adeodato.
    Certamente non è una nuova ed originale propensione della sua personale, ma si deve intendere come radicata abitudine sociale, se in quelle civiltà di quelle diverse latitudine già poco prima conosciamo, Tertulliano, ( additato di feroce misoginia ancor peggio che Schopenhauer, l’ unico filosofo tedesco che non sembra tedesco) che assolutamente raccomandava il velo alle donne ,la verecondia ed il ritiro in una vita igienicamente morigerata,tal tanto che’, queste disposizioni culturali vennero trovate già confezionate dall’islam quando arrivo’ in quei luoghi, se trapassate pressoché identiche nei successivi insegnamenti della teologia islamica. Ora il Nord Africa è a stretta influenza di aree di pensiero più drastiche se ; e fossanche perché vivono ad una temperatura più calda, la stessa che per gradi centigradi viene utilizzata nei laboratori di biologia per la proliferazione dei batteri; addirittura i sapienti del tempo
    hanno imposto alle donne il lock-down nella parte interessata ,anche con pratiche chirurgiche che tanto scandalizzano i benpensanti della sinistra occidentale ora che hanno a disposizione una nuova medicina che padroneggia gli antibiotici e gli antivirali.

    Come erroneamente ritiene Mario Setta
    -Per Agostino la pena del peccato originale consiste nella concupiscenza, la libido, un retaggio pressoché impossibile da dominare. La libido non è solo degli uomini, ma anche degli animali, al momento del congiungimento maschio-femmina.-
    Poi
    Non può che essere strano, irrazionale che Dio abbia voluto punire alla stessa maniera uomini e animali, maschi e femmine-

    Anche Ovidio negli Amores si lamentava se la madre lo ha messo uomo in cotale mondo così lasciandoci iscritto:
    Sumite in exemplum pecudes ratione carentes; turpe erit, ingenium mitius esse feris. non equa munus equum, non taurum vacca poposcit; non aries placitam munere captat ovem. sola viro mulier spoliis exultat ademptis,
    Quindi è vero che la libido non è solo degli uomini ma anche degli animali, ma per irrazionalità non di Dio, con diversa frequenza, una scimmia ( anche se Ovidio si riferisce a vacche pecore e cavalle perché le scimmie sui monti peligni non ci vengono) non risulterebbe un grande veicolo di trasmissione sessuale per una malattia epidemica, perché si dispone di schiena ad un unico maschio quell’unico giorno della stagione che è nella facoltà naturale di recepire la fecondazione per partorire e riprodurre la discendenza secondo la più Linear logica della continuazione. Perciò Sant’Agostino con non astratta e condivisibile posizione può ritenere la concupiscenza come una origine di un male.
    Oltre ciò, esiste già una “Metafisica del Serpente” attribuita precedentemente già ad Aristotele, tanto che ,è proprio il serpente creduto, l’ animale principe della metafisica, e, per questo”enigma come la morte” Setta,(e mi dispiace) da Delfi a Nietzsche ,da buon peligno poteva citare anche la reptazione di Esculapio che nei libri della metamorfosi ci ricorda Ovidio nel XVº libro, e , se nelle scritture è lo stesso serpente rinomato come l’animale più astuto, è trasmigrato in Roma “secondo l’ordine della Metamorfosi” esattamente prima del Dio Unico che in ultimo prefigura Ovidio nella sua importante opera..
    In ultimo la differenza culturale che vedo io tra ” i due coetanei” , è che in ogni enciclica con il quale si rivolge ai fedeli,il Santo Padre, non può non fare continui , e più che altri ,frequenti riferimenti , a San Tommaso d’Aquino, quando invece sembra completamente assente e sconosciuto nella formazione di Setta il massimo pilastro che regge in assoluto la dottrina evoluta di questa Nostra Religione, se ,la Nostra ,è la Chiesa della fede ragionevole, tantoché ben oltre il giusto amore spirituale, la volontà di Francesco, proprio in Assisi in questi giorni sta sollecitando impegni e studi per una nuova più equa economia che produca giusto e concreto lavoro per le nuove generazioni,,,,,secondo i vecchi ritornelli di Celentano.

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