IL DIARIO DI SOLIMO: 8 OTTOBRE 1294, IL TRATTATO DI JUNQUERA

Partito dall’Aquila alla volta di Napoli, con Carlo II d’Anjou e il suo codazzo, Celestino V giunge il 7 ottobre 1294 all’abbazia di S. Spirito in Sulmona e qui si ferma qualche giorno. Il pontefice è intento alla preghiera e alla cura delle anime, mentre il sovrano angioino vorrebbe sistemare quanto prima la “faccenda” della Sicilia, ancora in sospeso con gli aragonesi. Quasi tre mesi prima, appena saputo dell’elezione di Pietro di Angelerio al soglio pontificio, ha avuto un solo pensiero: la ratifica del trattato raggiunto in gran segreto a Junquera, il 7 dicembre del 1293, con Giacomo II d’Aragona; in forza di quell’intesa, infatti, entro tre anni dalla festa di Ognissanti del 1294 la Sicilia sarebbe tornata in possesso della Chiesa, che l’anno seguente l’avrebbe concessa di nuovo a Carlo II d’Anjou; però, per rendere valido l’accordo era necessario l’assenso del papa, come signore feudale della Sicilia. In cambio, Giacomo II sarebbe divenuto re d’Aragona e avrebbe sposato Bianca, figlia di Carlo d’Anjou. Insomma, Carlo “lo zoppo” ha fretta e per questo si sta “trascinando” dietro Celestino V, il papa senza Chiesa, il papa che non avrebbe mai visto Roma. A luglio si era precipitato a Sulmona da Melfi, col figlio Carlo Martello, e si era offerto di scortare Pietro fino a Perugia, dove si era tenuto il Conclave e dove, per le ferree disposizioni emanate nel 1281 da Martino IV, si sarebbe celebrata l’incoronazione del nuovo papa, poiché ai cardinali era tassativamente vietato di uscire dallo Stato Pontificio per assecondare le richieste altrui. Strada facendo, però, Carlo II è riuscito a convincere Pietro a fermarsi all’Aquila, a farsi incoronare a Collemaggio: il viaggio per Perugia è ancora lungo e disagevole, in più c’è la minaccia del caldo. La verità è che Carlo vuole accelerare i tempi e, soprattutto, non vuole uscire dai confini del suo regno. A Perugia, nello Stato della Chiesa, l’esercito papale e gli stessi cardinali avrebbero limitato il suo potere, gli avrebbero impedito di “manovrare”Pietro, di fatto tenuto in ostaggio da quando a luglio l’aveva prelevato sul Morrone. Tutto procede come previsto e Celestino lo asseconda in tutto. E proprio a Sulmona, l’8 ottobre– venerdì – il pontefice invia due ambasciatori a Giacomo d’Aragona, il vescovo di Valenza e Bonifacio di Calamandrana, per ratificare il trattato di pace stipulato con re Carlo. Il disegno dell’angioino si sta per compiere.