INTERVENTO SBAGLIATO ALL’ANCA, LA ASL PAGHERA’ 60MILA EURO DI RISARCIMENTO AD UN’ANZIANA

La Asl L’Aquila Sulmona Avezzano dovrà pagare 60mila euro ad un paziente per un intervento sbagliato all’anca, un errore che ha provocato difficoltà di deambulazione. La sentenza è stata emessa dal tribunale civile dell’Aquila, che ha accolto il ricorso di un’anziana di Rosciolo, di circa 75 anni, che in tribunale si è vista riconoscere una invalidità permanente del 20% dopo una operazione di sostituzione di protesi nel reparto di Ortopedia di Avezzano. “A seguito dell’operazione la donna presentava una dismetria tra i due arti, superiore a quella comunemente tollerata in conseguenze di un intervento di artroprotesi”, ha sottolineato il giudice come riportato dal quotidiano Il Messaggero, “nelle varie misurazioni avvenute nel corso di diverse visite specialistiche tra il 2012 e il 2015, si è osservata una eccedenza a sinistra variabile tra 2-3 cm, è confermata dal consulente tecnico come sicuramente almeno pari a due centimetri. Tale dismetria alquanto elevata tra i due arti è stata ritenuta correlabile con la sintomatologia dolorosa e la difficoltà deambulatoria da cui la paziente risulta affetta punto circa le cause della dismetria, deve considerarsi che in giudizio è stato rilevato “un approccio donna competente corretto da parte del sanitario convenuto nel intervento di artroprotesi, nel senso di un non corretto piano preoperatorio, eseguito da misurazioni intraoperatorie, per prevenire la notevole dismetria tra i due arti inferiori che si è poi verificata.” È stato inoltre accertato, sempre secondo quanto riportato dal quotidiano, che nella carenza della tipa all’intervento non risulta riportato planning preoperatorio e misurazione intraoperatoria. In base alle risultanze della consulenza tecnica espletata nel giudizio, di conseguenza, è stato possibile affermare in base al criterio del più probabile che non che la gestione del caso non sia stata completamente corretta da parte dell’operatore che effettuare intervento di protesizzazione dell’anca sinistra della donna. Accertata dunque la responsabilità del presidio ospedaliero, va a questo punto esaminato continua il giudice il profilo della quantificazione dei danni subiti dalla paziente”. “È un risultato importante”, ha spiegato Francesco Arienzo, avvocato del foro di Roma che ha patrocinato la paziente. Prima del ricorso alle vie legali l’azienda sanitaria era stata messa in condizione di risarcire il danno essendo infatti chiaro, che l’esito infausto dell’intervento di artroprotesi era stato cagionato da una condotta non corretta del personale medico, ma nulla era stato riconosciuto. Solamente grazie alla tutela ottenuta nella sede giudiziaria è stata messa in luce la responsabilità civile della Asl”, conclude l’avvocato, “determinata dall’inadempimento del personale medico che il tribunale ha riconosciuto con il criterio del più probabile che non è con condanna al risarcimento di tutti i danni subiti dalla paziente”.