DIARIO DI SOLIMO: 29 LUGLIO 1995, CAVALIERI ALLA LIZZA

L’ultima Giostra Cavalleresca la vinse il nobile Scipione Tabassi nel 1643 e da allora la tenzone equestre sparì dalla memoria cittadina, per mancanza di sfidanti e per penuria di denaro. A rilanciare l’idea di una Giostra in chiave moderna, come iniziativa di attrazione turistica e di opportunità economica, fu negli anni ’60 del Novecento lo storico Francesco sardi de Letto e in anni più recenti se ne interessò anche Antonio Trinchini, allora presidente dell’Azienda di soggiorno e turismo; quelle idee rimasero però sulla carta. Alcuni anni dopo, l’attenzione sulla Giostra si riaccese grazie al saggio storico di Ezio Mattiocco, sollecitato anche dal “progetto giostra” che avrebbe voluto mettere in piedi l’on. Domenico Susi. Quel sogno, a lungo accarezzato da più generazioni di sulmonesi, cominciò a prendere corpo agli inizi degli anni Novanta, su impulso soprattutto del professore Gildo Di Marco e divenne realtà alla fine di luglio del 1995 quando, con caparbietà e coraggio, in piazza Maggiore fu allestito il campo di gara, con tonnellate di terra, e si disputò la prima Giostra Cavalleresca di Sulmona dell’era moderna. Furono ammessi a gareggiare i cavalieri di quattro sestieri (corrispondenti alle porte Manaresca, Filiamabili, Iapasseri e Bonomini) e di tre borghi (S. Panfilo, S. Maria della Tomba, Pacentrano). Al palo, invece, rimasero i sestieri più importanti – Porta Salvatoris e Porta Sancti Pamphili– e i borghi di S. Agata e Borghetto. Si abolì lo scontro diretto tra cavaliere e mantenitore, giudicato cruento e pericoloso, e s’introdusse la sfida agli anelli: in pratica, i due cavalieri percorrono la pista, disegnata come il numero otto, l’uno in senso orario, l’altro al contrario, e correndo devono infilare con la lancia gli anelli (massimo tre) sorretti da altrettanti mantenitori a cavallo. Vince la sfida il cavaliere che conquista più anelli; a parità di anelli infilati, si dà prevalenza agli anelli con diametro inferiore e, in ultimo, al tempo impiegato in pista. La scelta della sfida all’anello non si è però dimostrata “vincente”: con lo scontro diretto tra i cavalieri, tipico delle Giostre “laiche”, sulmona avrebbe potuto vantare un’iniziativa unica nel suo genere, dunque di grande attrattiva turistica; invece, è finita nel novero delle innumerevoli manifestazioni alla lancia “gentile”, quelle che la Chiesa “tollerava” all’interno dei suoi confini territoriali. Insomma, da essere la giostra più settentrionale del Regno di Napoli, quella di sulmona è divenuta la più meridionale dello stato pontificio…