“SCATTI” D’AUTORE NELLA VALLE DEL VELLA

Si parte da Sulmona, la città che diede i natali a Ovidio, adagiata in una conca nel cuore delle montagne d’Abruzzo, la Majella e il Morrone, che offrono il fascino delle loro vette remote e il silenzio dei valloni rocciosi, e si giunge, salendo ad un’altitudine di circa 700 metri, al borgo medievale di Pacentro, dominato dalle torri del Castello delle antiche famiglie Cantelmo-Caldora, che nel XIV secolo era un baluardo dell’efficiente  sistema difensivo della Valle Peligna. Un Workshop per i nostri fotografi, voluto e organizzato da Umberto D’Eramo, per immortalare gli angoli più suggestivi del territorio peligno, e non solo, per gustare sapori e odori di prodotti cari alla gente del paese, realizzati con quell’ordine e quella misura, tipici di un’arte semplice fatta di antichissimi riti. Partecipano al workshop anche gli amici fotamatori di Casoli, la cui cordialità e simpatia li rende apprezzati partners in questa interessante esperienza.I fotografi fanno tappa alla “Casa Vecchia” di Pacentro, una costruzione in pietra, tranquilla e dominante, di civettuolo buon gusto, così fresca nei colori dell’intonaco, delle porte e delle finestre da cui scende un tripudio di gerani rigogliosi. Qui  fotografano il travaso del latte nel paiolo: un’ora di cottura sul fuoco vivo e la ricotta comincia a fioccare affiorando in superficie; è il momento di sollevare il paìolo e, in pochi minuti la ricotta sarà pronta per essere gustata su fette fragranti di pane, dolce e profumata come le erbe di campo di cui si nutrono gli animali. Si continua il cammino insieme alla fedele macchina fotografica, attraversando il borgo suggestivo tra vicoli, archi, rue, per fermarsi davanti ad una delle botteghe artigianali del paese e ammirare l’arte dell scalpellino, che lavora la “pietra bianca”, la pietra calcarea simbolo stesso della Majella. I fotografi provano diverse angolazioni e diverse posture delle mani dello scalpellino, per rendere sempre più interessanti i loro scatti, senza lesinare sul tempo perché quei pochi minuti possono fare la differenza tra una fotografia mediocre e un piccolo capolavoro. Il viaggio prosegue per dedicare qualche scatto ad uno dei momenti più importanti del lavoro di un pastore: la mungitura a mano. I nostri amici cercano di fissare nell’immagine quel rapporto intimo di grande fiducia tra l’uomo e l’animale, il minuscolo sgabello posto dietro il secchio, quei primi schizzi di latte che creano una schiuma leggera, il candore immacolato del prezioso alimento e la sua cremosa freschezza.L’incontro con la ragazza in costume locale conclude il breve viaggio e dà un tocco di romanticismo alla mattinata: l’abito costituisce una traccia ancora tangibile di quell’epopea pastorale che il borgo per secoli ha vissuto. La ragazza guarda verso i fotografi che la immortalano con l’espressione addolcita dal lieve cenno di timidezza, con quella bellezza esibita, sottolineata dal corpetto stringato che evidenzia la vita sottile, e la scena si illumina, esaltata dalla sua acerba bellezza di giovane donna.

Elisa De Bartolomeis Carugno