IL SACRIFICIO DI LATTANZIO E ANZINI NELLA STORIA DELL’ARMA DEI CARABINIERI

La storia dell’Arma dei Carabinieri, di cui oggi ricorre il 206esimo anniversario dalla fondazione, coincidente con il centenario della prima medaglia d’oro attribuita all’Arma, che si distinse in particolare nella Grande Guerra, passa anche per la nostra cittĆ  e per il nostro territorio. In un giorno di festa e di onore per i Carabinieri non puĆ² essere dimenticato il sacrificio di due nostri conterranei, valorosi militari dell’Arma. Il maresciallo Franco Lattanzio, originario di Pacentro e caduto vittima del tragico attentato compiuto a Nassiriya da terroristi il 27 aprile del 2006. Il maresciallo Lattanzio, che era impegnato nella delicata missione militare “Antica Babilonia”, aveva 38 anni ed ĆØ stato insignito di Croce d’Onore alla memoria. Al maresciallo Lattanzio ĆØ stata anche intitolata la caserma dei carabinieri della stazione di Miglianico. Nella motivazione dell’onorificenza si legge che l’estremo sacrificio del maresciallo dei carabinieri ha elevato il prestigio delle Forze Armate e dell’Arma dei carabinieri. L’altro carabiniere, nostro conterraneo, ĆØ l’appuntato scelto Emanuele Anzini, sulmonese caduto anche lui, a 41 anni, nell’adempimento del dovere, nella notte tra il 16 e 17 giugno di un anno fa. L’appuntato dell’Arma del Nucleo radiomobile di Zogno, in provincia di Bergamo, era in servizio ad un posto di blocco a Terno d’Isola, quando intorno alle 3 venne travolto e ucciso da un’auto condotta da un cuoco 34enne di Sotto il Monte, che guidava in stato di ebbrezza. Il responsabile della tragedia, Matteo Manzi Colombi, ĆØ stato processato nel febbraio scorso e condannato a nove anni di reclusione. Anche Emanuele Anzini ĆØ stato decorato di una medaglia alla memoria consegnata ai familiari dal comandante generale dell’Arma, Giovanni Nistri, che nel messaggio oggi rivolto a tutti i carabinieri d’Italia ha ricordato il sacrificio del militare sulmonese. E’ bene ed ĆØ giusto che sia conservata memoria del sacrificio dei due militari, nati nella nostra terra e oggi ancora pianti dai loro familiari e amici, che ne sono rimasti tragicamente privati. Come pure va a loro il tributo di omaggio e memoria di tutti noi che viviamo in questa terra d’Abruzzo, fieri di essere stati concittadini di due militari che nell’adempimento del dovere hanno sacrificato la propria esistenza.