SILVIA ROMANO RINGRAZIA LA SULMONESE LATIFA CHE FINISCE SUL “CORRIERE DELLA SERA” PER L’ARTICOLO SU RETEABRUZZO
La cooperante Silvia Romano, liberata pochi giorni fa dopo diciotto mesi nelle mani dei suoi sequestratori, sul suo profilo Facebook ha ringraziato Latifa Benharara, mediatrice culturale e artista, di origine marocchina, nata e residente a Sulmona, per l’articolo intitolato Ā “Lāunico velo da contrastare ĆØ quello dellāignoranza” pubblicato in esclusiva da ReteAbruzzo. Lo riporta il “Corriere della Sera” in un suo articolo, citando proprio la riflessione di Latifa Benharara sul caso della cooperante liberata. “Sono doppiamente felice, sia perchĆ© Silvia Romano ha letto e condiviso la mia riflessione, sia perchĆ© quel mio articolo, ospitato da ReteAbruzzo, che ringrazio, ha avuto eco in un pubblico assai vasto anche grazie al Corriere, quotidiano tra i piĆ¹ autorevoli nel panorama del giornalismo nazionale” ha commentato Latifa, apprezzando anche il fatto che Silvia Romano abbia citato il Corano in un suo post su Facebook. E Latifa ha accolto con grande gioia anche il fatto di essere stata personalmente contattata da Silvia Romano. Nel post la cooperatrice milanese rimasta nelle mani dei suoi sequestratori per 18 mesi e convertitasi allāIslam proprio in questo periodo, parla di amicizia e della possibilitĆ che chi non ti ĆØ amico lo possa diventare poi, citando un versetto del Corano intitolato ‘Esposti chiaramente’. “Non sono certo uguali – ĆØ la frase postata – la cattiva azione e quella buona. Respingi quella con qualcosa che sia migliore: colui dal quale ti divideva l’inimicizia, diventerĆ un amico affettuoso. Ma ricevono questa (facoltĆ ) solo coloro che pazientemente perseverano, ciĆ² accade solo a chi giĆ possiede un dono immensoā. āSilvia Romano , sei stata tu, potevo essere io e chiunque altro o altra italiano o italiana, musulmano o musulmana e non musulmanoā, conclude Latifa āHo scritto di cuore, perchĆ© a cuore ho la Patria mia, non solo la mia religione. Non potevo e non posso stare in silenzio a guardare. Grazie a Dio, c’ĆØ piĆ¹ di qualcuno che ora leggerĆ !ā.