IN ABRUZZO SONO A RISCHIO 53MILA LAVORATORI

Per la paralisi delle attività economiche, provocata dal coronavirus, in Abruzzo rischiano di perdere il posto di lavoro 53mila lavoratori dipendenti, il 14,7% del totale, per il rischio di tracollo dell’impresa nella quale lavorano. Un valore che supera la stessa media nazionale, anche quella della Lombardia, regione più pesantemente penalizzata dalla diffusione del virus. Peggio ancora soffrono i lavoratori autonomi che rischiano la fame, e che in Italia sono ben 1,3 milioni, il 24,3% del totale. È il quadro inquietante disegnato dall’analisi statistica della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro dal titolo “Gli occupati in Italia ai tempi del Coronavirus”, pubblicata il 13 marzo, e che fotografa la condizione di 23 milioni di lavoratori italiali, 5 milioni 306 mila autonomi e 17 milioni 146 mila dipendenti, che devono fare i conti con un’Italia “bloccata” da misure e provvedimenti di portata straordinaria, per far fronte all’emergenza sanitaria da Covid-19. Il tempo dirà se sarà efficace ad evitare un’ecatombe economica, il decreto “Cura-Italia”, varato lunedì scorso dal governo Conte e che prevede una pluralità di azioni di sostegno anche per lavoratori, famiglie e imprese, dal valore di circa 25 miliardi di euro e finanziamenti mobilitati per 350 miliardi. La fotografia della Fondazione offre intanto un panorama tetro dell’impatto devastante sull’economia che il virus è riuscito in poche settimane a determinare. In Abruzzo su un totale di 363mila lavoratori dipendenti censiti, sono 141mila quelli che devono garantire anche dopo l’ordinanza “Io resto a casa” dell’11 marzo, i servizi essenziali, si pensi al personale sanitario, forze dell’ordine e così via. Ci sono poi 124mila lavoratori che continuano a lavorare comunque, come gli operai delle fabbriche che non hanno chiuso, o finora i cantieri edili e 44mila lavoratori dipendenti costretti a casa, “a seguito di chiusure obbligatorie”. Il problema serio riguarda però in particolare 53mila lavoratori, le cui aziende e società sono sull’orlo della chiusura. Che a casa, insomma, rischiano di rimanerci. Infine uno sguardo al dato nazionale: su 17.146.000 lavoratori dipendenti, 6.908.000 svolgono servizi essenziali, 6.032.000 in ogni caso sono al lavoro, 1.904.000 sono a casa a seguito di chiusure obbligatorie, 2.301.000 sono i lavoratori dipendenti che rischiano il posto per la chiusura della loro azienda.