CENTRO ABRUZZO IN CRISI, SPI CGIL: UNIRE IL TERRITORIO PER PROGETTO DI RILANCIO

Il “Piano Sud 2030 Sviluppo e Coesione per l’Italia”, presentato nelle settimane scorse dal Ministro per il Sud e la Coesione Territoriale, Giuseppe Provenzano insieme allo stanziamento con la legge di bilancio 2020 di ulteriori risorse nazionali per i prossimi anni, alle quali vanno aggiunte quelle derivanti dalla prossima programmazione 2021-2027, per una politica di ripresa e di sviluppo delle aree interne, come il Centro Abruzzo, che vive una grave crisi economica segnata da un continuo spopolamento. Ad affermarlo è Enio Mastrangioli, segretario del sindacato pensionati Cgil della Valle Peligna. “Si rende necessario passare dalla denuncia all’azione, dalla protesta alla proposta, per non trovarsi nuovamente impreparati nel partecipare ai tavoli istituzionali di confronto che si apriranno per effettuare le nuove sperimentazioni di  sviluppo nelle aree Interne – sottolinea il segretario Spi – La priorità, a nostro parere, partendo comunque dalle indicazione europee e nazionali, è sviluppare e concretizzare un processo aggregativo e associativo dei Comuni della nostra area, condizione ritenuta, dalle indicazioni di programmazione comunitaria e nazionale per l’utilizzo dei Fondi europei, come un “prerequistito” essenziale per poter essere scelti come area  dove investire risorse per un “Progetto strategico e integrato di sviluppo”, come sta avvenendo nelle cinque aree pilota scelte in precedenza per l’Abruzzo: aree verso le quali si stanno indirizzando risorse, ad oggi, di circa 10 milioni di euro per obiettivi ben definiti e legati alla esigenze dei luoghi”. “Se vogliamo realmente consentire a questo territorio di arrestare il declino economico-sociale in atto, occorre superare la frammentazione comunale attuale, costruire un assetto associativo vero, con regole, strumenti e prassi di confronto ben definiti tra attori istituzionali e soggetti sociali, produttivi, in grado di formulare un “Progetto Strategico di Sviluppo” di area vasta, capace di valorizzare e mettere a sistema l’immenso “capitale territoriale”-ambientale, produttivo, sociale, turistico e storico-culturale- esistente. Non c’è tempo da perdere” conclude Mastrangioli.