CASTEL DI SANGRO: CARUSO, TRENT’ANNI DA BATTITORE LIBERO
Ho incontrato Angelo Caruso la prima volta una trentina di anni fa. Qualcuno in più, forse. Mi interessai a lui in quanto “Il Tempo”, di cui ero allora redattore, mi chiese di sentire quel giovane amministratore in merito a una questione politica dell’Altosangro. Non capivo il perché di tanto interesse. Non per me, nel senso che mi ritenessi sprecato, piuttosto per la vicenda. Tanto è vero che appena appena la ricordo. Ho capito tutto anni dopo… Bene, lo trovai una mattina di primavera in un angolo residuale della biblioteca comunale, chino su un manuale, penso di diritto, giacchè poi quel giovanotto si laureò in Giurisprudenza. Mi colpì, subito, il profumo acre di un “mezzo toscano” tenuto penzolante con la noncuranza del fumatore esperto, e poi quel sorriso sbarazzino quasi volesse dirmi : ”ti aggiusto io”. Parlammo a lungo di quei fatti che allora interessavano l’Altosangro, delle rivendicazioni(che ritenevo esagerate) del territorio, del famoso Quarto Polo (tema imperante) assieme a L’Aquila, Avezzano e Sulmona attorno al quale si dovevano concepire politiche avanzate; del lavoro che si reclamava, della Ferrovia, di strade e di tanto altro. Aleggiava ancora su tutto l’ottimismo socialista spregiudicato, anche se più di qualche pietra già rotolasse lungo i fianchi della montagna, anticipando la tragedia imminente. Ma queste sono altre considerazioni che ci porterebbero lontano dal significato di questo intervento. Il giovane consigliere comunale (sì, era già entrato nei meccanismi..) mi colpì per la solidità delle sue riflessioni che mi parevano avanzate rispetto alla sua età, e poi l’eloquio misurato, i giudizi per nulla azzardati e il disegno di scenari futuri quasi che li vedesse aprirsi piano piano. Si capiva già da allora che non avesse fretta. Disse che Castel di Sangro sarebbe stato centro nevralgico in tema di turismo, mentre sull’Altopiano riluceva la stella di Roccaraso. Parlò allora di Castel di Sangro come centro politico di aggregazione, quasi volesse preludere alla caduta dei Campanili, e teorizzava livelli sostenuti di crescita in termini di popolazione e infrastrutture affinchè si potessero poi studiare e realizzare proprio a Castel di Sangro impianti sovra comunali altamente tecnologici. Aveva pure una sua visione filosofica pluricomprensoriale in tema di urbanistica e assetto del territorio. Ora più che filosofia, è storia della filosofia, tanto è vero che adesso detta i suoi parametri a livello regionale ispirandone gli indirizzi. Che “casacca” avesse allora il giovane Caruso, non l’abbiamo mai capito. Nemmeno quelle che ha indossato nella sua cavalcata trentennale. Consigliere comunale con l’amministrazione Gargano , poi per dieci anni assessore con Fiocca. Poi ancora, per un decennio, vice sindaco con Murolo. Da cinque anni sindaco, e intanto è pure presidente della Provincia. Presumiamo che per i prossimi cinque anni nessuno possa negargli una rielezione plebiscitaria. Mi sa che quella mattina che l’ho incontrato per la prima volta non avesse sotto mano un libro di diritto ma il manuale Cencelli. Lo definiscono presenzialista, non senza una punta di invidia. E’ vero, è onnipresente. Sia da laico che da religioso. All’adunata interregionale degli alpini si è definito primo alpino di Castel di Sangro. Così a quella dei bersaglieri. Si profila una cerimonia celebrativa dei corazzieri d’Italia. Sappiamo che avrà il coraggio di dirsi tale anche in quella occasione. Nulla glielo impedisce. Potrebbe, in questo caso, scapparci tutt’al più una risata, magari ricordando Renato Rascel….
Luigi Liberatore