NESSUNA AGGRESSIONE RAZZISTA, SADIO CAMARA SI È ACCOLTELLATO DA SOLO

Ha fatto tutto da solo Sadio Camara il senegalese  di 28 anni  aggredito e accoltellato e gettato in un fosso nel luglio scorso da due sconosciuti mentre tornava a casa nel centro di accoglienza di Pettorano sul Gizio dove era ospite. Nessuna aggressione a sfondo razziale, come invece aveva fatto credere l’attivista dell’associazione Ubuntu, nata a Sulmona a tutela dei diritti dei migranti. Lo ha confessato lo stesso Camara alla squadra anticrimine del commissariato. Messo alle strette Il senegalese ha rivelato tutta un’altra storia giustificandola con un momento di sconforto. Lo riporta oggi il quotidiano Il Centro in un articolo di Roberto Raschiatore. Il fascicolo in cui emerge questa nuova verità è stato consegnato dall’ispettore capo Daniele L’Erario al sostituto procuratore Stefano Iafolla che insieme al procuratore Giuseppe Bellelli dovrà ora decidere se adottare provvedimenti nei confronti di Camara.  La svolta è arrivata dopo settimane di accertamenti è un racconto che non convinceva appieno. Troppi i buchi neri e i non ricordo nella deposizione del senegalese che aveva detto di essere stato aggredito lungo la strada di campagna da due italiani che l’avevano prima malmenato e quindi accoltellato con un colpo sferrato alla gola, che lo aveva ferito gravemente. Infine, sempre facendo riferimento al suo racconto, era stato gettato in un fosso dov’era rimasto svenuto per alcune ore prima di essere soccorso e portato in ospedale prima a Sulmona e poi in quelli di Avezzano e PESCARA dove è stato sottoposto a un lungo intervento chirurgico. Il senegalese prestava servizio nella Casa di riposo della Casa Santa dell’Annunziata e la sua vicenda destò particolare clamore anche per via del precedente del giugno del 2018 quando due sulmonesi fecero irruzione nel centro di accoglienza di Corso OVIDIO accoltellando al fianco un giovane del Gambia. Anche il sindaco Annamaria Casini intervenne sulla vicenda che finì anche all’attenzione dei media nazionali come un episodio a sfondo razziale, esprimendo il proprio sdegno. Ora il colpo di scena.